- Ciao - dice. - Tu sei Claudio, vero?- Sì, ciao. E tu sei Samantha, suppongo.- Naturalmente. Vieni avanti, prego. Hai avuto qualche problema a trovarmi?- Grazie - dico entrando. - No, nessun problema particolare, direi.L'appartamento è piuttosto accogliente, più o meno quanto mostra di esserlo la ragazza. Il locale d'ingresso è un salone living alquanto ampio, dotato di un tappeto, un divano e alcune poltrone, oltre a un tavolo col ripiano di vetro e un certo numero di sedie. C'è anche una scrivania, con sopra un computer e un telefono. Su una parete, si vede l'ampio schermo di un TriDi.- Ci sono web-cam, qui dentro? - chiedo, un po' preoccupato.
- No, no - mi rassicura lei.
Mi fa cenno di accomodarmi sul divano. Mi siedo, leggermente impacciato. In fondo è da molto tempo che non sto vicino a una donna, una vera donna in carne ed ossa.
- Possiamo restare qui - propone Samantha, - se ti sembra che il divano sia sufficiente. Tieni presente che anche il tappeto è molto comodo. Però, se preferisci il letto, possiamo spostarci in camera mia.
- No- dico. - Penso che qui vada bene.
Tuttavia, il mio imbarazzo è piuttosto evidente. La ragazza mi scruta con occhio un po' critico, come se si fosse aspettata un tipo diverso. Eppure dovrebbe essere abituata ai clienti timidi.
- Senti - dice dopo qualche minuto di silenzio, - forse tutto sommato io non ti piaccio abbastanza. Magari ti eri fatta un'idea un tantino diversa.
- Ma no - protesto. - Tu non c'entri nulla, credimi. No, no, sei davvero okay, tranquilla. Mi piaci moltissimo, ti assicuro. È solo che, dopo tanto tempo che non sto con una ragazza... voglio dire, tu sei talmente vicina che ti potrei toccare, toccare davvero, intendo.
- Sì, capisco - sorride lei. - Non è come nelle cabine multisensoriali, vero? Però, comunque, se magari preferisci un altro tipo di ragazza, che so, una bionda per esempio... Insomma, qui noi siamo in diverse, capisci. Potrei farti vedere qualcuna delle mie amiche, se vuoi. Che ne dici?
Ci rifletto un momento. Non credo che il problema sia il tipo di ragazza. Però potrebbe essere un modo per guadagnare un po' di tempo.
- Be' - dico. - Se proprio insisti.
- D'accordo - approva Samantha. - Tu aspetta qui, okay?
- Okay - annuisco.
La ragazza sparisce dietro una porta. Io rimango in attesa, cercando di rilassarmi. Certo, in realtà sono venuto non per rilassarmi, bensì per eccitarmi. Però, indubbiamente, sono un po' troppo nervoso.
Dalla porta da cui è uscita Samantha entra una ragazza bionda e slanciata, con una minigonna di pelle.
- Ciao - mi saluta. - Io sono Pamela. Samantha mi ha detto che forse preferisci le bionde.
- Ah, ecco... in realtà a me le ragazze piacciono un po' di tutti tipi - dichiaro diplomaticamente. - Tu sei davvero molto carina, comunque. Eh, sì, sei davvero uno schianto.
Sono veramente convinto di quello che sto dicendo, eppure non riesco a decidermi a toccarla, benché io sappia benissimo di essere venuto qui proprio per questo. Proprio per toccare una donna, voglio dire. È possibile che le mie esitazioni abbiano qualcosa a che fare con il problema di cui parlava il dottor Morini, di qualunque cosa si tratti?
In quel momento, come se il fatto di pensare a lui lo avesse evocato, il mio cellulare trilla. Io schiaccio il tasto di ricezione, e la faccia scarna del dottore compare sul display.
- Oh, no! - esclamo in tono lamentoso. - Ancora lei. Ma questa è un'autentica persecuzione.
Il dottore sta dicendo qualcosa, ma io sento solo delle scariche. Forse c'è poco campo, oppure si tratta di quello sciame di meteore di cui parlava la televisione.
- Mi dispiace, dottore, non la sento» dichiaro, con un pizzico di ipocrisia, e schiaccio il tasto di fine chiamata.
Pamela, nel frattempo, sembra essersi convinta che, dopotutto, le bionde non sono la mia passione. Si ritira, promettendo di mandarmi qualche altra ragazza.
Dopo qualche minuto arriva una rossa statuaria, in pantaloncini e top nero, con un bellissimo ombelico che fa mostra di sé in mezzo alla zona addominale completamente scoperta. Dice di chiamarsi Soraya, e devo ammettere che si tratta di un esemplare femminile veramente notevole. Ma la mia inibizione non accenna a sbloccarsi. Così, dopo un po', anche Soraya abbandona il campo, per lasciare il posto a una splendida castana che indossa solo un corsetto di pizzo, un minuscolo perizoma, un reggicalze e, naturalmente, un paio di calze.
La ragazza si presenta come Francesca. Quando vede che non reagisco adeguatamente, se la squaglia promettendo l'arrivo di altre amiche.
Io però ne ho abbastanza. Ormai mi sono convinto che non riuscirò a superare quello che sembra un blocco psicologico piuttosto forte. Forse fa parte del mio misterioso problema, o magari è una difficoltà che condivido con la maggioranza della popolazione. Questa seconda ipotesi è la più probabile, immagino. In fondo, perché dovrei essere diverso dagli altri, visto che la maggior parte delle persone non sopporta di stare in intimità fisica con un individuo dell'altro sesso?
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