— Quell’oggetto in avvicinamento nello spazio è composto in realtà da una ventina delle gigantesche creature di cui abbiamo trovato i resti sul fondo dell’oceano. Non so di che razza di animali si tratti, né come fanno a spostarsi nello spazio a quella velocità, ma di una cosa sono certo: è qui che vengono a morire. Tutto questo pianeta non è altro che una sorta di gigantesco cimitero degli elefanti, e l’arcipelago delle Positree è un segnale di riconoscimento, forse il simbolo di un luogo sacro che noi abbiamo profanato inopportunamente. — Prima di continuare Ender prese respiro. — Il guardiano di questo luogo ha ucciso il mio pilota e il mio specialista medico. Non si è occupato di noi solo perché adesso è impegnato a inviare un segnale guida alle creature in avvicinamento.Roney aveva ascoltato in silenzio, con l’aria turbata da quelle rivelazioni nonostante l’espressione atteggiata a una maschera impassibile. Lasciò passare solo qualche secondo, poi disse: — Lei dovrà compilare un rapporto dettagliato su quanto è accaduto, e stilare una dichiarazione di responsabilità riguardo ai motivi che ci impongono di abbandonare il pianeta. Lo stesso farò io, per quanto riguarda le parti di mia competenza.Ender scosse la testa trattenendo a stento un urlo, forse più di rabbia che di dolore.
— Al diavolo, comandante! Lo sa che cosa succederà quando quei bestioni precipiteranno tutti insieme in mare il più vicino possibile all’arcipelago? Un maremoto di tali dimensioni da spazzare via ogni traccia delle nostre fottute macchine planiformanti!
Detto questo chiuse il collegamento, afferrò Tanitha per un braccio e si precipitò verso il gommone ormeggiato alla base del promontorio.
Avevano pochissimo tempo per abbandonare il pianeta.
Tredici
Adesso sapeva che cos’era quella voce, il segnale limpido ma indecifrabile che aveva sfrigolato nella sua mente per tanto tempo fino a spingerlo a dirigersi alla sua ricerca e che aveva toccato la sensibilità sopita di Silvia Waas.
Il mostro alato dell’isola L-24 doveva essere il responsabile di quel segnale, e forse il modo in cui era disposto l’arcipelago, la simmetria straordinaria delle isole, aveva funzionato come una sorta di gigantesca antenna amplificatrice in grado di lanciare l’impulso nelle profondità dello spazio.
Quanto era minuscolo e insignificante l’essere umano, pensava Ender visionando le registrazioni dell’avvicinamento della creatura multipla ad Amalf IV. Lui e gli altri della sua specie si affannavano a costruire astronavi sempre più moderne ed efficienti per spostarsi nello spazio e allargare le frontiere della loro conoscenza, ma ogni volta che si trovavano di fronte all’ignoto, a qualcosa che era superiore alla loro facoltà di comprensione, avevano un’ambivalenza di istinti: fuggire o attaccare.
Come era accaduto con quelle creature che si erano scisse lentamente dalla struttura compatta che consentiva loro di viaggiare nello spazio seguendo il segnale guida che arrivava dal pianeta.
A una a una le creature erano entrate nell’atmosfera seguite a distanza dalle sonde degli scienziati, avevano resistito all’attrito con l’aria per mezzo dello scudo cartilagineo che avevano sotto il muso, e quando erano precipitate in mare con le loro masse imponenti era sembrato che l’oceano stesso si innalzasse per accoglierle.
Mentre riguardava la scena, Ender si sentì sommergere dalla meraviglia e da un profondo senso di pace. Le onde alte oltre trenta metri non apparivano minacciose come quelle sollevate dagli uragani sulla terra.
Erano torri di smeraldo che il pianeta innalzava come segnale di benvenuto per le creature che avevano deciso di morire nel suo ventre.
Adesso gli scienziati avrebbero avuto materiale da studiare per decenni, ma Ender sentiva che la loro intrusione era sbagliata, che quelle gigantesche balene dello spazio avevano il diritto di morire in solitudine.
Aggiunse una postilla al suo rapporto, compilato per giustificare l’ordine di abbandono del pianeta, e si augurò che qualcuno con un barlume di intelligenza tra le alte sfere dell’Ufficio per la Planiformazione lo leggesse.
La nota diceva: Lasciate riposare gli elefanti.
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