D’istinto, Rosario fece un passo indietro. Albert fu lesto ad affiancarsi a Marcus e insieme fecero stridere il metallo sul pavimento. Un fiume di luce si riversò attraverso una spaccatura larga almeno un metro che occhieggiava verso un prato dal colore vivido. Rosario dovette chinarsi per far spaziare lo sguardo oltre l’apertura. Malgrado il timore, doveva ammettere che guardare l’esterno senza la schermatura delle vetrate era più che emozionante.— Forse dovremmo avvertire qualcuno di questa spaccatura — disse Julio. Le lacrime gli si erano ormai seccate sulle guance tese da un’espressione di stupore.— Così la chiuderanno, come no? — ribatté Marcus.— Chi ti dice che non farebbero bene? — chiese Rosario.Albert gattonò fino a sporgere la testa nel varco. — Non crederai alle loro favole, vero? Non c’è nulla di pericoloso, là fuori.

Rosario scorse il ghigno sulle labbra di Marcus. Il suo scarpone colpì il sedere di Albert prima che potesse avvertirlo. Il ragazzo sparì oltre la spaccatura con un grido.

— Ma sei pazzo? — gridò Rosario.

— Così impara a imbrogliare! — ridacchiò l’altro.

Rosario si precipitò verso il varco. Albert era caduto un paio di metri più in basso. Non sembrava essersi fatto male, per fortuna. Da quell’altezza, però, non era possibile risalire sulla nave.

— Sei un coglione, Marcus! — gridò Albert. — Adesso come faccio a rientrare? — Per la prima volta Rosario scorgeva tensione nei suoi occhi. Lo vide schiaffeggiarsi un avambraccio. — Qualcosa mi ha pizzicato!

— Vola! — rispose Marcus continuando a sghignazzare.

Julio non si era lasciato coinvolgere dall’allegria dell’amico. Al pari di Rosario, anche lui doveva provare timore. — C’è poco da scherzare. Non possiamo lasciarlo lì fuori.

— Lo tireremo dentro noi — rispose Marcus.

— E come? — La voce di Julio si era fatta ancora più acuta del solito. — Io vado a chiamare qualcuno.

— Non provarci neppure.

Invece di rispondere, Julio scattò verso l’entrata del magazzino, ignorando le minacce di Marcus.

Diario di Cristina Biur, giorno 2.667 di navigazione.

La voce mi trema. È la terza volta che tento di registrare questo messaggio, spero di non dover ricominciare.

Un’ora fa il comunicato del comandante Brand ci ha lasciati di stucco. Abbiamo trovato un pianeta. Dopo anni di ricerche e salti nell’iperspazio, la Colombo ha finalmente trovato un pianeta dove atterrare.

Per poco non ho lasciato cadere le provette su cui stavo lavorando, mentre ascoltavo il comandante comunicare il rapporto della pattuglia esplorativa.

Non credo che dormirò stanotte. E non credo che lo faranno neppure gli altri centotrentottomiladuecentrentuno coloni a bordo della Colombo.

 

Quando Julio riapparve seguito da tre adulti, Albert era appena riuscito a infilarsi nel varco, sbiancando le nocche a forza di stringere il cavo elettrico trovato tra la marea di cianfrusaglie che riempivano il magazzino.

Rosario si lasciò cadere sul pavimento, col petto gonfio di stanchezza. Albert era un tappo, eppure pesava quanto un gigante.

— Hai visto che non serviva chiamare aiuto? — protestò Marcus contro Julio. — Ci siamo riusciti da soli.

Rosario trovò la forza di voltarsi e quasi sussultò quando vide il Comandante Dirk in persona. Con lui c’erano anche il suo secondo ufficiale, Tom Allieri, e la madre di Albert, la dottoressa Biur. Rosario si era aspettato di scorgere rabbia nei loro volti. Ma il pallore che si espandeva dagli occhi sgranati sembrava denso di paura.

La dottoressa Biur corse ad abbracciare il figlio, scoppiando in lacrime.

— Ma che succede? — chiese Albert.

Dirk fece un passo avanti. Gli occhi di ghiaccio fissavano il varco aperto sulla parete. — Chi lo ha trovato?

— Io — rispose Marcus.

— Dovevi avvertirci subito. Conosci le leggi.

— Stavamo solo giocando. Non volevamo fare nulla di male.

— Sei mai uscito fuori?

— No.

Il comandante ruotò la testa verso Marcus. Parve affondare nel suo sguardo alla ricerca di una possibile bugia. Poi si rivolse ad Albert. — Tu sì, invece.

— Mi ci ha spinto lui!

— Quanto tempo ci sei stato?

Albert si strinse nelle spalle.

— Una decina di minuti al massimo — intervenne Julio.

— Nessun altro è uscito?

— Solo io.

Dirk gonfiò il petto, pensoso. Trattenne il respiro per qualche secondo, poi lasciò andare l’aria. — Tom, organizza subito una riunione del consiglio. Che tutto questo non venga divulgato fuori dalla nostra cerchia, per ora. Voi ragazzi — continuò soppesando ognuno di loro piegando le ciglia con fare minaccioso — siete obbligati a mantenere il silenzio su quanto accaduto. Intesi?