Lei si chiude sempre in un silenzio teso, quando non sa che dire, quando le cose non vanno come vorrebbe che andassero: con banale semplicità.
Poi, dopo un lungo silenzio carico di sentimenti non espressi, si decide a parlare: – È sempre così – accusa. – Tra di noi c’è sempre un’ombra.
– Non un’ombra – ribatte secco. – La sua ombra, solo la sua. – Indica una delle altre foto, dove c’è lui, l’altro. Il marito, il padre dei suoi figli. – E indovina chi è che proietta sempre quest’ombra tra di noi?
– Sei tu che non smetti mai di pensarci… non pensi mai a me, ma a me che torno da lui. Così non va bene, e…
– Allora dovresti smetterla di farmi pesare il fatto che lui c’è – urla. Proprio non capisce, lei. – Dovresti imparare a farmi sentire più amato, a lasciarmi un po’ più di spazio in questa vita da riserva che mi hai ritagliato.
– Tu non hai mai capito quanto sei importante per me!
– Oppure non me lo hai mai fatto capire, no?
– Vero, forse è colpa mia.
Silenzio. Caldo, tra le lenzuola. Caldo, nella stanza. Caldo, nei cuori.
– E ora te ne vai ancora una volta – accusa lei.
– Puoi trattenermi. Puoi decidere di non perdermi, stavolta. – la guarda intensamente. – Puoi decidere tu. Sei pronta a perdermi per tutta la vita? Oppure puoi trattenermi?
– Lo sai che non posso rinunciare a loro.
– A loro o… a lui.
– Sono la mia famiglia, loro insieme a lui.
– Mi perderai ancora.
– Non possiamo tornare indietro nel tempo, lo sai.
– Se anche fosse possibile, sapresti rinunciare a lui e…
– … perdere anche loro?
– Non lo vorrei nemmeno io per te, amore. Non te lo chiederei mai.
Silenzio e una lacrima. Ma sempre la stessa ostinatezza.
La guarda con dispiacere. Aveva deciso che poteva perderlo.
Per tutta la vita.
– Avranno smesso di discutere della nostra pazzia?
Andrew alzò le spalle. Quando si voltò verso il pilota Roger Truckman incontrò il suo sorriso. Ricambiò. – Ne avranno discusso appena – disse. – Saranno pure delle teste di cazzo, ma sanno anche loro che non c’era altra soluzione.
– Il sacrificio – rise Roger.
– Di due matti che non hanno niente da perdere – convenne Andrew, stringendo le labbra e annuendo.
Il pilota riprese a parlare dopo qualche momento. – Lo sto realizzando solo ora, lo sai?
– Che moriremo?
– Ah, ah.
– Per me è lo stesso – ammise Andrew. Per la prima volta si dimenticò del monitor che aveva davanti. Mancavano pochi minuti al balzo. Le immagini che adesso restituivano una luna scura e gigantesca a breve avrebbero mostrato… non sapeva cosa, a dire il vero. Che aspetto aveva l’Alone visto da vicino?
– Fino a un’ora fa erano solo parole – riprese Roger. – Ora è qualcosa di più, è… una sensazione dentro lo stomaco che non riesco a gestire.
– Una sensazione dentro lo stomaco?
– Non si dice così? – rise il pilota.
Andrew gli rise appresso, nervoso. – Non lo so come si dice. Però quella cosa nello stomaco la sento anche io.
– Mancano due minuti – replicò Roger tornando serio.
La tensione aumentava.
– Quanto tempo avremo una volta nelle vicinanze dell’Alone?
Roger ci pensò qualche istante. – Quarantasette minuti, più o meno.
– Più o meno, eh? – borbottò Andrew. – Non ci rimane molto, vero?
– Direi proprio di no, amico. Possiamo solo sperare di registrare qualche informazione utile per i nostri amici per fermare questo affare.
– Pensi davvero che si possa fare qualcosa, andando fino laggiù?
Il pilota lo fissò. – A parte ucciderci, intendi?
Andrew annuì.
– Lo spero, Andrew, altrimenti non lo avrei fatto.
– Non mi hai detto per quale motivo hai preso questa decisione – gli chiese.
– Non lo hai fatto nemmeno tu – rispose asciutto Roger, accennando un sorriso.
– Dopo non potremo farlo.
Il pilota si morse il labbro e fece un cenno d’assenso. – Sarei morto lo stesso – disse. – Pochi mesi, forse un anno, Andrew.
– Mi dispiace, davvero.
– Non dispiacertene, non è colpa tua. Tu piuttosto, perché sei qui?
– Non ho nessuno che mi aspetta, ma…
– … c’è qualcuno a cui tieni, e speri che l’Alone non se la fotta.
Andrew si concesse una risata rumorosa. – Più o meno è così. La amo, nonostante tutto. Spero di poterla salvare. Tutto qua. Quanto manca?
Roger controllò i dati davanti a sé. – Venti secondi, amico.
Roger. Erano poche le volte in cui Andrew aveva pensato all’altro per nome. Prima era sempre stato, in modo distaccato, Truckman, pilota di navetta. Ma ora lo sentiva più vicino. Sempre più vicino. Forse era quella cosa del morire insieme. Sì, doveva essere quello, si disse.
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