Un laboratorio urbano per sperimentare l’utopia
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Altri suoi illustri colleghi hanno potuto mettere in pratica i loro monumentali progetti contando sullo slancio identitario dei paesi in sviluppo, grazie ai finanziamenti degli unici soggetti che potevano permettersi spese di tale portata, ovvero i rispettivi governi: si pensi per esempio a Lucio Costa, Oscar Niemeyer e Roberto Burle Marx, che tra il 1956 e il 1960 realizzarono la città di Brasilia, su incarico del presidente Juscelino Kubitschek, nei ruoli di pianificatore urbano, architetto delle opere pubbliche e landscape designer; oppure a Le Corbusier, alla cui sensibilità Soleri si avvicina molto, che negli stessi anni pianificava i lavori per la moderna Chandigarh, in India. Soleri invece finanziò e reperì i fondi necessari al suo progetto per poterlo realizzare in totale autonomia.
Certo, alcune soluzioni divulgative sembrano forse un po’ troppo debitrici verso le suggestioni new age e non deve quindi stupire il successo popolare raggiunto dalla filosofia di Soleri, che paragona l’habitat alla musica, si propone la valorizzazione del “potenziale cosmico” (del vento, del sole e dell’acqua) e prevede la disposizione di sonagli per favorire l’armonia tra spazi e abitanti. Ma se mettiamo a confronto la pur minima realizzazione di Arcosanti con le nostre megalopoli moderne, o anche solo con lo sprawl che prolifera appena fuori dai centri metropolitani, riversando le istanze di un’urbanizzazione selvaggia e incontrollata in territori un tempo rurali, oppure agli hinterland grigi e omologati che dilagano a ridosso delle cinture urbane, lo stacco è impressionante. È come contemplare frammenti di un ideale paradiso terrestre, un’alternativa concreta allo stile di vita ispirato dalla routine capitalista.
Le risorse disponibili in rete per approfondire sono molteplici, a partire dall’esaustivo ciclo di video-documentari curati da Tomiaki Tamura, consultabili su YouTube (Arcosanti: An Urban Laboratory? http://www.youtube.com/watch?v=qBGDXxvn1k4, Arcology: http://www.youtube.com/watch?v=0iRd41gvhaw, Bridges: http://www.youtube.com/watch?v=I5a7Uiy5AbA, Lean Linear City: Arterial Arcology http://www.youtube.com/watch?v=xX_GD7omON4), che molti spunti ha fornito per questo articolo.
Le città del futuro
I centri commerciali sono oggi le nostre piazze e i nostri templi. Le autostrade, le stazioni e gli aeroporti (nati per agevolare il trasporto di masse sempre più ingenti di persone e di merci) acquisiscono proporzioni sempre più monumentali e quindi dispersive. Private delle caratteristiche identitarie, le strutture si spogliano di relazioni con i luoghi che le ospitano e con le comunità a cui sono destinate. Assumono i caratteri dei nonluoghi di cui parla Marc Augé.
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