Ormai Hollywood ci ha abituati a pensare alla fantascienza come a un genere molto visivo, che va rappresentato con effetti speciali e computergrafica, immersioni totali in ambienti alieni o diversi. Che senso può avere allora la fantascienza su un palcoscenico teatrale, che per suo natura non può neanche lontanamente competere con lo schermo di un cinema dal punto di vista della spettacolarità?
Molto. Molto senso, perché la fantascienza prima di essere un genere visionario è una letteratura di idee, e le idee possono essere trasmesse benissimo anche solo con la parola.
Non sono rari i cai di fantascienza portata sulle scene di un teatro, più volte abbiamo segnalato anche su questo sito rappresentazioni di questo tipo. Ora pubblichiamo, nella collana Fantascienza.com (in vendita sul Delos Store), un volume sull'argomento curato da due esperti, Alessandro Fambrini e Franco Farina, intitolato Scrivere il futuro. Del mancato amore tra la fantascienza e il teatro.
Nel libro sono presenti, sotto forma di copioni, sei adattamenti che con libertà e fedeltà diverse hanno prodotto drammaturgie tratte da noti racconti di fantascienza, e due piccole drammaturgie originali che aprono al percorso in divenire.
Drammaturgie che riprendono immaginari prodotti da altri dilatandoli e modificandoli grazie e con i propri, accettando sfide notevoli con ottima coscienza della possibilità che la scena offre.
I curatori
Alessandro Fambrini - nato a Seravezza (Lucca) nel 1960, lavora presso l’Università di Trento. Si occupa di letteratura tedesca di Ottocento e Novecento; in particolare dei rapporti tra avanguardia e tradizione nel fin de siècle come lente d’ingrandimento per una definizione e una migliore comprensione della modernità. Ha pubblicato lavori tra gli altri su Kurd Laßwitz (Apoikis, ovvero I sogni della scienza sono un mondo senza scienziati, 1999), Egon Friedell (Egon Friedell precursore dello Steampunk?, 2002), Franz Kafka (Tentativi di evasione. Kafka e Houdini, 2003). Al fantastico e alla fantascienza ha dedicato e dedica un impegno non secondario come autore (racconti e romanzi su numerose pubblicazioni del settore, tra le quali Urania e Robot) e come critico (numerosi i suoi articoli e saggi pubblicati su Futuro Europa, Robot, Nova sf e Anarres, che ha fondato insieme a Salvatore Proietti nel 2012).
Franco Farina è nato a Pisa; laureato in Filosofia, si occupa di teatro dal 1987. Collabora con la Fondazione Teatro di Pisa dal 1992. Si occupa prevalentemente di formazione.
Ha scritto molti adattamenti drammaturgici (tra cui: Il Nipote da Il nipote di Rameau di D.Diderot, Gilgamesh, Don Chisciotte, Le Mille e una Notte, Le mie voci dalle tue parole dal Decamerone di Boccaccio) e testi originali (tra cui: Gilles de Rais, Figli di Nessuno, I Bu’anuvole. Ovvero la città su cui caddero le bombe, Sognare un’Italia).
Ha avuto come maestri José Sanchis Sinisterra e Michel Azama e ha collaborato con artisti come Enzo Corman, Juan Mayorga, Beth Escudé y Galles, Francesco Niccolini.
Ama curare ed editare per l’Italia belle opere di altri nel tentativo di allargare il più possibile la conoscenza ed il piacere per la drammaturgia. Ama pubblicare gli esiti delle sue ricerche, il più possibile condivise, in modo da aumentarne ulteriormente la condivisione.
Alessandro Fambrini e Franco Farina, Scrivere il futuro. Del mancato amore tra la fantascienza e il teatro, Fantascienza.com, Delos Books, pagg. 168, Euro 14,90.
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