Claustrofobico, fonte di perenne discussione tra gli appassionati per quanto riguarda sceneggiatura, regia ed effetti, ma sempre interessante da esaminare sotto l'aspetto della maternità. Aliens si conclude (come d'uso) con la ripresa del viaggio verso la Terra Madre, stavolta con due compagni umani che ritroviamo morti all'inizio di Alien 3. È un incidente a indurre l'espulsione del modulo di sopravvivenza che contiene Ripley, e la spedisce su un pianeta prigione. Stavolta al concetto di maternità si affianca quello del sesso. La struttura sociale e gerarchica della colonia penale è a stampo religioso e sessuofobico considerando che i detenuti sono tutti violenti ex aggressori sessuali. Ripley gioca con la propria valenza sessuale, prima seducendo il medico e poi rapandosi a zero per cercare di assimilarsi ai maschi detenuti, ma la sua paura è quella della giovane madre: avere un parassita, qualcosa dentro di se di sconosciuto che sta crescendo e di pericoloso per la propria sopravvivenza. Nemmeno questa è una invenzione, ma rispecchia ancora una volta la paura fondamentale di una giovane donna nel momento del sospetto di essere incinta, e, ancora, non va nemmeno sottaciuto che secondo una precisa corrente di pensiero scientifico la gravidanza dei mammiferi può essere definita “la più alta forma di parassitismo”. La sessuofobia che pervade la colonia penale è paragonabile alla sessuofobia della chiesa medioevale e fondamentalista, paura dell'utero generativo, della madre che proprio in quanto madre può acquisire un potere tale da spodestare per sempre quello maschile. Se nel primo film Ripley è ancora acerba qui sono fin troppi i segnali che ci indicano una sua raggiunta piena maturità materna. E così è: Ripley è stata fecondata e sta per generare un Alien. La scena finale ci regala una maternità del tutto particolare: il piccolo Alien che fuoriesce e Ripley che lo trattiene con un gesto che sa di madonna neogotica, nel quale alcuni hanno visto il desiderio di portare con se all'inferno di fiamme nel quale cade il nemico di sempre ma che per altri è segno di affetto materno. La più grande paura di Ripley è divenuta realtà: è madre, di un Alien, e non le resta altra scelta che la morte. Alien Resurrection, il quarto della saga, parte dalla maternità autonoma per eccellenza, quella della clonazione. Ripley è figlia di se stessa, ma anche della odiata madre Alien, è un ibrido, e se nel terzo film era divenuta la madre matura, completa e consapevole qui trascende anche questo ruolo, divenendo “altro”: una supermadre paragonabile per aggressività e potenza fisica alla Regina Alien che ha sempre rappresentato la sua controparte. Si percepisce che è il momento del passaggio di consegne e il personaggio di Call appare plausibilmente una buona “nuova figlia” perché condivide con la giovane Ripley la rabbia e la missione di annientare gli Alien, ma è un androide. L'androide, figlio artificiale, e per questo infido, è l'altro simbolo della generatività anomala attorno alla quale ruota la saga di Alien. Abbiamo, si può dire, tutte le connotazioni negative della maternità, e le immagini più inquietanti che possano derivare dal profondo della concettualizzazione della maternità. Il viaggio di Ripley sta per compiersi, stavolta segnerà la parola fine nel suo scontro con gli Alien, dopo che l'avremo vista non solo nascere uscendo da un vero sacco amniotico, crescere e maturare da clone ad arma micidiale, ma anche dopo averle fatto toccare con mano che per giungere alla nuova Ripley la strada è stata costellata da mostri aberranti (altrettanti paure materne) che lei stessa distruggerà con il fuoco. Ripley, dunque, torna alla Terra Madre, portando forse la soluzione alla contrapposizione Alien/Terrestri, l'ibridazione genetica, una nuova forma di maternità, dopotutto. Ma non finisce qui, nel curioso cortocircuito a cui ci stiamo abituando dei prequel/sequel dove il passato di una saga viene paradossalmente messo in scena con mezzi di gran lunga superiori al primo episodio della saga stessa, Ridley Scott in Prometheus si riappropria dell'universo di Alien e fissa la nostra attenzione sul Maschio: l'Ingegnere, che feconda le acque del pianeta Terra con il proprio corredo genetico, e non con un uovo, esattamente come ogni maschio è chiamato a fare.
Alien: Maternità
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