La fantascienza degli ultimi anni è troppo pessimistica. Le sue visioni sono intrise di catastrofismo e di un mondo che va regolarmente in frantumi. A rivelare questa sconcertante (!) verità è lo scrittore Neal Stephenson. Di più: si è addirittura lamentato. Non solo. Ha accusato i suoi colleghi di non essere più d’ispirazione per gli scienziati moderni e poter così contribuire, con il loro immaginario, ad un futuro più ottimistico. Le visioni che gli scrittori di fantascienza della cosiddetta Età dell’Oro della science fiction, dalla fine degli anni Trenta a tutti gli anni Cinquanta, hanno avuto - secondo Stephenson - un effetto benefico e sono state fonte d'ispirazione per gli scienziati. Ora, per l'autore di Snow Crash, ciò non accade più. Stephenson ha letteralmente paura che nessuno creerà più grandi astronavi per esplorare lo spazio, oppure nessuno si occuperà più di porre fine completamente alla dipendenza dai combustibili fossili.
Se la fantascienza perde questo ruolo, quello d'ispirare gli scienziati a fare grandi cose, allora non c'è speranza, sembra quasi dire Stephenson. Per esempio, Isaac Asimov è stato il padre della scienza della robotica con le sue storie sui robot. Oppure, Star Trek ha dato vita a delle tecnologie che dalla finzione è diventata realtà, vedi il cellulare.
Lo scrittore americano ha espresso queste sue considerazioni in un lungo articolo pubblicato sul sito del World Policy Institute. Ma non solo. Ha dato vita anche ad un progetto, denominato Hieroglyph Project, con cui vuole convincere i suoi colleghi a scrivere fantascienza ottimistica e realistica. Al bando motori iperspaziali alla Star Wars e hacker che mandano in tilt il mondo (Matrix?). Verranno accettate solo storie positive, con grandi idee come colonizzare la Luna o costruire motori per navi che possano viaggiare nello spazio, ma non alla velocità della luce. Tutto questo si concretizzerà in un'antologia per il 2014 curata da William Morrow.
L'obiettivo dichiarato dell'antologia è quello, ovvio, di ispirare gli scienziati a pensare in grande e ad un futuro pieno di teconologie che aiutino l'uomo a vivere meglio.
Il progetto di Stephenson è un po' come la pubblicità del Mulino bianco (perdonate lo spot). Il mondo là fuori brucia, la gente non arriva a fine mese, la crisi ecomica è globale, la gente reale si ritrova senza lavoro e, magari, diventa pure esodato. Ma tutto va bene, finché c'è qualcuno che prepara i frollini a vapore e prepara tutti i giorni (dico tutti i giorni) la cioccolata per i cornetti.
Detta in altri termini: non esiste una fantascienza ottimistica ed una pessimistica, ma scrittori che scrivono a seconda della loro indole o del momento storico in cui sono vissuti. Se cominci a scrivere dopo essere uscito da una disastrosa Seconda Guerra Mondiale che ha minato alla base la vita degli uomini e delle società, probabilmente hai voglia di guardare il futuro dell'umanità con un ottimismo che ti sembra anche naturale. Se invece cominci a scrivere negli anni Ottanta del '900 e sei rimasto deluso dal fatto che i tuoi padri sessanttotini non sono riusciti a lasciarti un mondo migliore di quello in cui sono vissuti loro, ma decisamente peggiore, allora è molto probabile che vedrai solo ombre (e di colore nero) nel futuro dell'uomo. Insomma, non si può decidere di scrivere in un modo o in un altro a tavolino. Si può farlo, certo, ma la cosa avrà il sapore della falsità, un po' come quando la gallina del Mulino Bianco indovina qual è la fetta biscottata del mugnaio.
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