Di fronte a lui un avversario veramente azzeccato, un Mandarino occidentalizzato ed interpretato dal talentuoso Ben Kingsley. Creato sul fumetto come incarnazione del pericolo cinese, anche se in effetti avversario tanto del governo comunista del suo paese natale quanto dello stile di vita americano, il Mandarino è semplicemente perfetto come contraltare ad Iron Man, sia nel film che sulla testata, proprio per le sue caratteristiche monolitiche e monotematiche, quasi fosse un'idea od un concetto fatto carne. Apparso per la prima volta su Tales of Suspense nel lontano 1964 e riapparso innumerevoli volte nei decenni a seguire, il personaggio attraverserà diversi cambiamenti sia nel look che nei poteri, magari nei piani o, in apparenza, negli obiettivi ma nessuna vera evoluzione. Il Mandarino è quanto di meno umano ci sia tanto nelle testate di Iron Man quanto apparentemente nei programmi di Black per il lungometraggio. In possesso di dieci anelli alieni (creati dall'evolutissima razza dei Makluani), spesso e volentieri dominato dagli stessi, il Mandarino è, sulla carta stampata, l'incarnazione del potere puro e non mediato, della volontà di sopraffazione quanto di dominazione che si libera della sua parte mortale per conseguire senza mediazioni i suoi scopi. Disposto, nella gestione Knauf di inizio millennio, a sacrificare il novanta per cento del genere umano per raggiungere un'utopia razziale (molto in sintonia con il Ra's al Ghul di batmaniana memoria), capace di devastare un continente, prima la Cina e poi la Russia, per gettare le basi di un impero mondiale, gestione di John Byrne ed in seguito anche in quella di Kurt Busiek, sarà sempre destinato a fallire proprio a causa della sua univocità. Allo stesso modo il terrorista perfetto tratteggiato nei pochi fotogrammi trapelati dai trailers dell'opera di Black non conosce dubbi o compromessi, non conosce scrupoli, cancella tutto quanto non rispecchi la certezza di raggiungere il suo obiettivo trasformandosi in una macchina senza pietà perfettamente contraria alle sfaccettature del suo antagonista. Similmente alla recentissima sceneggiatura di Matt Fraction, sui numeri del Vendicatore Dorato adesso in edicola, una sua vittoria apparente porterà i semi della sconfitta proprio a causa dell'irriducibilità del fattore umano così potente in Tony Stark creando, dal punto di vista narrativo, un palco perfetto per amplificare il concetto portante di quest'ultimo liberandone la piena potenzialità. Ci sono premesse veramente speciali per la terza avventura di Iron Man sul grande schermo, un supereroe decisamente versato a varie interpretazioni ed apparizioni proprio per la sua complessità e per i suoi molteplici spunti narrativi efficaci in vari contesti ma soprattutto così prolifici da eliminare in partenze le trappole più comuni di un'opera cinematografica a puntate. Se Shane Black manterrà fede a quanto prospettato sospetto che questa non sarà l'ultima apparizione di Robert Downey Jr nei panni dell'Invincibile Iron Man.
Iron Man 3: l'uomo dentro all'armatura
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