Un piccolo passo per un uomo. In Italia a oltre quarantanni di distanza Tito Stagno litiga ancora con Ruggero Orlando, peraltro morto da quasi vent'anni, continuando a sostenere che il Lem aveva toccato terra quando lo disse lui, mentre per Orlando (e, in effetti, per tutto il resto del mondo), questo accadde solo qualche minuto dopo. Qualcosa dice che da quel 21 luglio 1969 Stagno a ogni capodanno stappa lo spumante un minuto prima della mezzanotte festeggiando da solo mentre gli altri lo guardano stra-lunati. Ma anche gli americani hanno la loro polemichina legata allo sbarco sulla luna, ed è ancora più futile, una "a" in più o in meno. Appena stampata l'orma dello stivalone (non quello da pesca che fu pubblicato per l'occasione sulla prima pagina del Messaggero) Neil Armstrong pronunciò la famosa frase "Buona fortuna signor Gorsky"; ma quella non la sentì nessuno. Poi pronunciò quella ancora più famosa: "That's one small step for [a] man, a giant leap for mankind". Perché le parentesi quadre? Perché forse Armstrong si mangiò un po' le parole, forse ci fu un disturbo nella trasmissione, fatto sta che insomma la "a" non arrivò a terra, trasformando la frase in un controsenso: "Un piccolo passo per l'uomo, un salto da gigante per l'Umanità". Per decenni si è discusso se la a ci fosse o non ci fosse, analizzando bit per bit l'audio della trasmissione. Alla fine si è deciso che probabilmente c'era. Resta comunque la frase più famosa degli ultimi secoli dotata di parentesi quadre.
Va bene, abbiamo mentito, le città su Marte e le colonie sulle lune di Giove non ci sono. Non c'è neppure una base sulla Luna, non dico Alfa ma neppure una versione beta. Neppure un Luna Park. C'è di peggio, ormai non ci sono quasi neppure più film di fantascienza che si avventurino su altri pianeti: negli ultimi film con astronavi che abbiamo visto il pianeta alieno era la Terra. Che dire? Consoliamoci coi robottoni.
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