Ora Batman è completo, consapevole dell'amore verso Gotham, convinto che solo il Cavaliere Oscuro può salvarla guidandola attraverso l'unico sacrificio possibile: quello della vita.Il colore torna il blu di Batman Begins, e la prigione da cui egli fugge potrebbe non essere poi così distante da quella del primo episodio.Sta per chiudersi il cerchio della storia di un uomo che dopo essersi trovato solo decide di proteggere quanti potrebbero subire la sua stessa sorte, e a questo scopo si mette contro il mondo intero, cercando di difenderlo allo stesso tempo.
E qui il finale è hollywoodianamente ambiguo. Batman muore sacrificandosi per Gotham che rinasce.
È ovvio che i dubbi ci siano tutti, come può eradicarsi davvero la corruzione, il crimine, la prevaricazione sociale in una città (vogliamo dire realtà?) come la nostra.
Vale la pena di combattere ancora? C'è ancora speranza?
Apparentemente per Bruce Wayne questi sono argomenti che si lascia alle spalle visto che lo ritroveremo a bere un caffè a Firenze in compagnia di Selina Kyle sotto l'occhio stupito e soddisfatto di Alfred.
E mentre i personaggi tornano alla loro vita ormai cambiata, uno su tutti John Blake, il poliziotto che non vuole esserlo, che riceve il mandato ad essere il nuovo Batman (senza essere però stato né Robin né Nightwing) scoprendo la Batcaverna dalle indicazioni testamentarie di Bruce Wayne, noi rimaniamo un po' immalinconiti.
Soprattutto perché resta il dubbio che la scena di Bruce, Selina ed Alfred a Firenze sia stato più un obbligo imposto che una libera scelta registica. Esistono, indubbiamente, delle precise differenze tra come Nolan ha gestito Batman e quello che la Marvel ha fatto con i suoi personaggi.
Mentre la Casa delle Idee ha giocato la carta della continuity e della coerenza di un intero universo narrativo, crescendo lentamente fino al successo di The Avengers, Nolan ha scelto di dare la propria interpretazione di un personaggio affascinante e multisfaccettato come Batman, senza per questo (a mio giudizio) inficiarne l'utilizzo in ulteriori progetti quali Justice League (sempre che si faccia il film). Insomma è come aver letto una bella serie di graphic novel della collana Elseworld della DC dove autori considerati outsider scrivevano i supereroi alla loro maniera. Le storie seriali erano altro, una delle differenze fondamentali (nel bene e nel male) tra DC e Marvel.
Ed è stata, di sicuro, l'occasione per dimostrare che i “supereroi” non sono idioti bidimensionali in tutine di spandex, ma, soprattutto, uomini.
Nota: Questo articolo è dedicato a tutti i componenti del gruppo Facebook Cinema Fantascienza senza il cui stimolo non l'avrei mai scritto.
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