La scrittura della nuova fantascienza (…) è impegnata in operazioni di destrutturazione del reale, di esplorazione di nuovi codici comunicativi, in un universo che la crisi e la scomposizione del linguaggio mantiene costantemente aperto (…) La nuova fantascienza gioca con le convenzioni stilistiche e narrative fino a stravolgerle. (…) Questa fantascienza vuole caricare di ambiguità i [vecchi] temi del corpo e della sessualità per farne strumento di conoscenza reale e di messa in crisi dei modelli.Cessata a metà degli anni ’80 l'attività del gruppo UAU, Caronia avviò un’attività pubblicistica con una crescente serie di collaborazioni a riviste e quotidiani, fra cui Linus, Corto Maltese, Il manifesto, Isaac Asimov Science Fiction Magazine, Virus, L’unità, Linea d’ombra, e molte altre testate. Caronia fu stato tra i primi, in Italia, a scrivere di reti telematiche, di realtà virtuali, di immaginario tecnologico, e trattare i problemi della comunicazione, usando un taglio antropologico-sociologico che non trascurava la riflessione e la valutazione estetica. Numerose le partecipazioni a convegni, gli incontri presso università e circoli culturali. Dirigeva convegni e mostre, ed era anche ottimo traduttore (specie opere di Dick, Rucker, e in particolare di Ballard). Dal 1993 al 1995 curò l'edizione italiana di Batman.
Da citare ancora alcuni testi rilievo riguardanti strettamente la fantascienza e/o le innovazioni tecnologiche: il sopra citato volume Nei labirinti della fantascienza. Guida critica, curato dal collettivo (Feltrinelli, Milano 1979); Variazioni cosmiche. La fantascienza fra letteratura e immagine (contenente saggi e un catalogo, edito a cura dei comuni di Vimercate e Mezzago/Editrice Nord, Milano 1988); Il cyborg. Saggio sull'uomo artificiale (Theoria, Roma-Napoli 1985, cui seguì una nuova edizione ampliata); Attenzione polizia! di Philip K. Dick (Telemaco, Bologna 1992; cura dell'edizione italiana). Una notevole guida nelle origini, nei labirinti, nelle meraviglie e orrori del cyberpunk fu il volume Houdini e Faust. Breve storia del cyberpunk (con Domenico Gallo; Baldini&Castoldi, Milano 1997), che analizzava lucidamente gli aspetti del fenomeno “cyberpunk” non solo sotto l’aspetto narrativo ma come vero e proprio movimento culturale, forse l’ultimo del XX secolo. “Parlava” da sé il titolo dell’altro volume-saggio Il corpo virtuale. Dal corpo robotizzato al corpo disseminato nelle reti (Muzzio, Padova 1996). Seguì la cura dell’edizione italiana del volume Virtual Reality. Teoria, pratica, prospettive, di Sandra K. Helsel e Judith P. Roth (Phoenix, Bologna 1995). Più recente il testo di saggistica Filosofie di “Avatar”. Immaginario, soggettività, politiche (Hoepli, 2011), che espone interessanti riflessioni sui contenuti, palesi o impliciti, del film Avatar.
Con Daniele Brolli aveva diretto la rivista Alphaville. Sua ultima opera di rilievo è stato il volume (con Domenico Gallo) Philip K. Dick. La macchina della paranoia. Enciclopedia dickiana, (2006, Agenzia X).
Prima di terminare, qualche parola su una vexata quaestio trattata da Caronia a partire dal lontano 1979, un tema che talora riemerge nel piccolo grande mondo di cui trattiamo, a volte scompare, per poi ripresentarsi: la “morte della fantascienza”. Nell’idea di partenza, nei primi sintomi del “malessere” che Caronia individuava, in verità ancora non si accennava alla "morte”; tuttavia già si parlava (elaborando da Jean Baudrillard e Jorge L. Borges) di un immaginario giunto ormai a "ricoprire tutto il reale", per cui "non è più possibile costruire dell'immaginario partendo dalla realtà". E sottolineava inoltre - altro elemento che negli anni successivi avrebbe acquistato maggiore importanza - come la "nuova fantascienza" fosse giunta in grado di giocare con le proprie convenzioni stilistiche e narrative fino a farne elementi autentici di critica e conoscenza: ciò che però al contempo “finisce con lo stravolgere quelle stesse convenzioni e caricarle di ambiguità". Successivamente, negli anni, si sono aggiunte altre pesanti motivazioni, che però illustrare qui porterebbero a un altro lungo discorso. Antonio Caronia aveva ragione? I pareri restano discordi. Resta la memoria di un uomo che ha contribuito, con la sua opera, a comprendere in modo più approfondito natura, sfaccettature e potenzialità d’un genere narrativo decisamente singolare.
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