La scrittura della nuova fantascienza (…) è impegnata in operazioni di destrutturazione del reale, di esplorazione di nuovi codici comunicativi, in un universo che la crisi e la scomposizione del linguaggio mantiene costantemente aperto (…) La nuova fantascienza gioca con le convenzioni stilistiche e narrative fino a stravolgerle. (…) Questa fantascienza vuole caricare di ambiguità i [vecchi] temi del corpo e della sessualità per farne strumento di conoscenza reale e di messa in crisi dei modelli.Cessata a metà degli anni ’80 l'attività del gruppo UAU, Caronia avviò un’attività pubblicistica con una crescente serie di collaborazioni a riviste e quotidiani, fra cui Linus, Corto Maltese, Il manifesto, Isaac Asimov Science Fiction Magazine, Virus, L’unità, Linea d’ombra, e molte altre testate. Caronia fu stato tra i primi, in Italia, a scrivere di reti telematiche, di realtà virtuali, di immaginario tecnologico, e trattare i problemi della comunicazione, usando un taglio antropologico-sociologico che non trascurava la riflessione e la valutazione estetica. Numerose le partecipazioni a convegni, gli incontri presso università e circoli culturali. Dirigeva convegni e mostre, ed era anche ottimo traduttore (specie opere di Dick, Rucker, e in particolare di Ballard). Dal 1993 al 1995 curò l'edizione italiana di Batman.
Con Daniele Brolli aveva diretto la rivista Alphaville. Sua ultima opera di rilievo è stato il volume (con Domenico Gallo) Philip K. Dick. La macchina della paranoia. Enciclopedia dickiana, (2006, Agenzia X).
Prima di terminare, qualche parola su una vexata quaestio trattata da Caronia a partire dal lontano 1979, un tema che talora riemerge nel piccolo grande mondo di cui trattiamo, a volte scompare, per poi ripresentarsi: la “morte della fantascienza”. Nell’idea di partenza, nei primi sintomi del “malessere” che Caronia individuava, in verità ancora non si accennava alla "morte”; tuttavia già si parlava (elaborando da Jean Baudrillard e Jorge L. Borges) di un immaginario giunto ormai a "ricoprire tutto il reale", per cui "non è più possibile costruire dell'immaginario partendo dalla realtà". E sottolineava inoltre - altro elemento che negli anni successivi avrebbe acquistato maggiore importanza - come la "nuova fantascienza" fosse giunta in grado di giocare con le proprie convenzioni stilistiche e narrative fino a farne elementi autentici di critica e conoscenza: ciò che però al contempo “finisce con lo stravolgere quelle stesse convenzioni e caricarle di ambiguità". Successivamente, negli anni, si sono aggiunte altre pesanti motivazioni, che però illustrare qui porterebbero a un altro lungo discorso. Antonio Caronia aveva ragione? I pareri restano discordi. Resta la memoria di un uomo che ha contribuito, con la sua opera, a comprendere in modo più approfondito natura, sfaccettature e potenzialità d’un genere narrativo decisamente singolare.
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