Non è ancora Minority Report, ma la strada sembra segnata verso quella direzione. A Baltimora e Philadelphia (e dove se non in America?) è in atto un esperimento per ridurre il numero di omicidi. Lo strumento utilizzato è un software, sviluppato dal criminologo Richard Berk dell'Università della Pennsylvania. Andiamo più a fondo. Il software dovrebbe prevedere il comportamento delle persone rilasciate in persone in libertà condizionale, o sottoposte ad altre misure alternative alla detenzione. Come? Semplicemente è stato creato un database con più di 60.000 crimini, tra cui anche gli omicidi. L’algoritmo sarebbe in grado di trovare l'identikit dei colpevoli, analizzando circa venti variabili, tra cui il luogo e il tipo di crimine, i precedenti penali e l’età del criminale. Con questi dati il software sarebbe in grado di prevedere un crimine. Secondo Berk, se un criminale commette un omicidio o una rapina a 16 anni, potrebbe rifarlo e il software lo predirebbe.

Se non vi basta, allora sentite questa. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America si starebbe sperimentando un altro software, denominato PredPol, in grado di suggerire alle forze di polizia il luogo dove potrebbe essere più probabile che venga commesso un crimine.

In pratica, si osserva un luogo (il cortile di casa vostra?) con apposita tecnologia e si registra tutto: immagini, suoni, rumori di fondo, voci. Questi dati vengono messi a confronto con un database e si va alla ricerca di segnali che possano annunciare un crimine. Da qui si può creare un mappa di soze ad alto tasso di probabili crimini. Per la serie, non litigate con la propria fidanzata sotto il palazzo di lei, non si può mai sapere.

Questi due software fanno davvero impallidire Minority Report, il film di Steven Spielberg tratto da un racconto di Philip K. Dick. Nel film, un nuovo sistema di investigazione, che consente ai poliziotti di prevenire i crimini, soprattutto gli omicidi (non per nulla, la loro unità si chiama PreCrimine), attraverso l’ utilizzo dei Precog, degli esseri umani nati con una mutazione del cervello causata da droghe utilizzate dai genitori.

Al confronto, c’è da chiedersi se in alcuni casi non è meglio che la fantascienza resti fantascienza e non invada troppo la realtà. Anzi, in certi casi per niente.