Orbiter di Warren Ellis è un fumetto decisamente controcorrente ed innovativo su molti versanti, sia per quanto riguarda il tipo di fantascienza sia per quanto riguarda le scelte di narrazione fatte dallo sceneggiatore e condivise perfettamente dalla disegnatrice, Colleen Doran. Lo scrittore scozzese è nato praticamente con l'inizio dell'era spaziale moderna, aveva solo diciassette mesi nel 1969 quando Neil Armstrong posò per la prima volta il piede sulla Luna, e per tutta la vita, secondo quanto afferma lui stesso, ha vissuto con passione ed in presa diretta i primi passi dell'uomo fuori dalla Terra. Una passione che lo ha portato ad indagare con curiosità e nei minimi dettagli tutti gli aspetti, fino a quelli più tecnici, del volo spaziale umano. Uno dei più dotati scrittori di fantascienza a fumetti sul panorama mondiale, Ellis si è però sempre tenuto su livelli abbastanza lontani dalla hard sci-fi scatenando la sua fervidissima immaginazione su realtà parallele, su enormi navi che solcano lo spazio interdimensionale, sulle origini del concetto di metaumano fino ad arrivare alla storia segreta del ventesimo secolo.
Una prima idea del concetto alla base di Orbiter gli balena nel 1986 dopo il disastro dello Shuttle Challenger. Seguendo sempre con estrema attenzione tutti i lanci del programma spaziale americano, più interessanti secondo Ellis perché non completamente automatici come gli Ariane europei e quindi ancora legati all'idea dell'avventura umana extraterrestre, lo scrittore scozzese rimane sconvolto dall'incidente e comincia a rimuginare su quali potrebbero essere le conseguenze a lungo termine di un simile disastro. Il progetto rimane nel cassetto fino al 2001, quando comincia a prendere forma grazie anche agli sforzi di Colleen Doran (Sandman, Robotech, Star Wars Magazine), talentuosissima disegnatrice ed illustratrice, cara amica di Ellis e soprattutto appassionata quanto lui di volo spaziale. Per quasi tre anni Ellis e Doran cominciano ad infestare le strutture della NASA parlando con astronauti, personale di terra ed ingegneri, immergendosi a capofitto in un mondo estremamente reale ma così intriso di sogni e di speranze da sfociare quasi naturalmente nelle atmosfere della miglior fantascienza. Proprio nel 2003, a due mesi dalla stesura della scena finale del fumetto, l'incubo però sembra ripetersi e lo Shuttle Columbia va in pezzi durante il rientro in atmosfera lasciando una scia infuocata nel cielo del Texas. Warren Ellis e Colleen Doran decidono di pubblicare il fumetto entro l'anno dedicandolo proprio alla memoria dei sette astronauti scomparsi a bordo del Columbia.
Molti hanno imputato ad Orbiter il fatto che non sia un'opera prettamente d'azione, che non vi siano scene rutilanti ed enormi esplosioni cosmiche, in effetti una delle critiche più diffuse sembra echeggiare le parole di Greg Bear quando definisce quello che per lui dovrebbe contenere un fumetto hard sci-fi per non sembrare un documentario. Warren Ellis riesce, però, nell'ardua impresa di coniugare scienza e fantascienza in una struttura non dipendente da un effettivo susseguirsi vertiginoso di eventi ma da un crescendo di passione e curiosità, analizzando ed rendendo manifeste quelle qualità ben radicate nell'animo umano che hanno portato una scimmia evoluta a lasciare per breve tempo il proprio pianeta di origine. Orbiter, che prende il nome dalla navetta spaziale del progetto Shuttle, comincia dopo dieci anni dalla scomparsa in orbita della Venture, l'ultimo veicolo con a bordo umani mai lanciato dall'uomo.
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