Un buon lettore di fumetti, interessato a spaziare dall'opera mainstream americana fino al manga giapponese, rimarrebbe alquanto interdetto alla domanda su quali potrebbero essere i titoli che preferisce fra le strisce di hard sci-fi. Si potrebbe citare, con un minimo d'imbarazzo, qualche storia breve di Otomo, Planetes di Makoto Yukimura, 2001 nights di Yukinobu Hoshino, forse la trasposizione di 2001: Odissea nello spazio ad opera di Jack Kirby nel lontano 1976 o ancora magari la realizzazione a fumetti di Forever War di Joe Haldeman ad opera dello stesso autore. Pochissime però o nessuna delle opere succitate riescono a coniugare in modo sottile quanto perfetto elementi scientifici odierni con una fantascienza calibrata così bene da incastrarcisi senza problemi.
La potenza narrativa del mezzo fumetto mette a disposizione dello scrittore una grande potenzialità per effetti spettacolari immediati, per scene di ampio respiro e per rutilanti colpi di scena tanto da essere quasi più in linea con il lungometraggio cinematografico che con la carta stampata, rendendo quindi più difficile ma non certo meno efficace il lavoro dello sceneggiatore capace di piegarne le possibilità per qualcosa di altro. Fumetti come La Casta dei Metabaroni di Alejandro Jodorowsky e Juan Jimenez o come All-Star Superman di Grant Morrison sono perfetti esempi di una fantascienza in cui viene pigiato l'acceleratore sul senso del meraviglioso dello spettatore, in cui il lettore non deve sforzarsi minimamente per applicare la sospensione dell'incredulità perché l'ambiente che lo avvolge riesce comunque a rapirlo immediatamente verso splendidi quanto esotici lidi. La saga dell'Incal sempre di Jodorowsky, Arzach di Moebius come la Trilogia Nikopol di Enki Bilal sono invece opere più di confine, in grado di giocare col surreale e con i piani narrativi, di parlare ad un senso intimo del meraviglioso e di veicolare messaggi molto pregnanti attraverso immagini capaci di sintonizzarsi con le pulsioni del nostro inconscio.
Nessuno spazio finora per l'hard sci-fi ed ancora meno per una fantascienza realistica che manchi di una grossa quantità di azione, allo scopo di distogliere l'attenzione del lettore dagli enormi balloon pieni di noiose spiegazioni. È opinione di Greg Bear (il famoso autore di Eon) infatti che per mantenere “movimento” in una striscia con queste caratteristiche e per affrontare la difficile sfida dell'impatto sulla tavola del realismo sia necessaria una efficace alchimia fra personaggi interessanti quanto ben caratterizzati, una buona dose di fluidità espressiva e scene molto dinamiche ricche appunto d'azione.
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