Mi alzai il visore sulla fronte. Me lo rivoltai all’indietro sulla nuca. Poi mi levai le scarpe di S&F e mi sfilai i calzoni di pelle. Solo allora mi accorsi di stare mimando una versione in carne e ossa delle mosse che avevo sempre trasognato! Ero lanciato e un po’ mi esaltai. Quando succedeva, succedeva che poi non potevo più fermarmi… - Te la sei cercata, piccola. Ecco che arriva lo speciale.
Affondai una mossa lenta e decisa. Poi calai due o tre colpi di assestamento.
- Sì, Thomas, dammelo speciale!
Ci afferrammo per i polsi, senza vorticare per aria. Nelle nostre incarnazioni biologiche, il concetto di levitazione era riconducibile a un misto di secrezioni ormonali e concentrazione mentale. Raggiunsi comunque il suo centro di godimento permanente e ci restai piantato a fondo, come in quella serie da trasogno dove una lama mistica veniva conficcata nella nuda roccia. Anche quella mi sembrava una cosa più simbolica che di utilità pratica.
Presi in mano il comando domotico. Cercai uno sfondo lubrificante per la camera e magari uno di quei nastri kaiten come c’erano da Nu-Wok. Qualcosa che fornisse un dinamismo ulteriore a quell’attività piuttosto statica. Farsi un giro mentre si stava sdraiati a letto sarebbe stata una piacevole digressione sul tema. Invece, non trovando nulla venni colto dallo scoramento.
Allora calcolai un ritmo guida, un andamento che si mantenesse in fase con la mia cavalcatura.
Persi subito il conto.
Tutta quella situazione, muoversi cioè dentro un altro corpo, era piuttosto stramba. I baci, anche quelli più appassionati, non arrivavano a questi valori di serendipità. Qui usavo il corpo insieme alla mente. E restavo sorpreso da ciò che stava succedendo.
Per uno che si asteneva come me, non era una cosa da poco, né tanto meno da sottovalutare.
I baci, stando ai miei ricordi, al massimo ti legavano a un’altra persona, non ti ci sprofondavano dentro. Al che mi prese una specie di catatonia e fissai un punto color moka, un neo sul volto sudato di Yumiko.
Per la seconda volta, neppure me ne accorsi e mi scappò un rantolo a onda lunghissima. Anzi, fu più un grido liberatorio. Mi sforzai di reprimerlo, ma quello mi uscì lo stesso da dentro, solo più deforme.
Era dai tempi lenti che non sgarravo un colpo di proteine viventi. Ricordo con angoscia la mia reazione di bamboccio di appena nove anni, quando sul desktop mi comparve una spogliarellista mezza nuda sotto forma di virus. In teoria, io lo sapevo che non avrei dovuto guardare; i miei genitori mi avevano avvertito dei rischi e mi avevano consigliato di chiudere gli occhi e spegnere il computer se una cosa del genere fosse successa. Però, prima di potermi anche solo ricordare del suggerimento, lei iniziò a togliersi la lingerie e a sussurrare in tono malizioso di toccarmi il sesso.
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