Ai lettori piace l’introduzione di elementi fantastici occidentali all’interno della tua produzione? Quanto sei influenzata da modelli stranieri e quanto prediligi atmosfere tipicamente nipponiche?
I giapponesi accettano con gioia i modelli dei paesi stranieri senza rifiutarli. Credo lo si possa comprendere bene guardando i cartoni animati. Anche nelle opere di Hayao Miyazaki ci sono profondi elementi occidentali. Negli anime sono presenti tutte le mitologie del mondo, seppure adattate, quasi facessero parte della nostra stessa cultura. Perciò ai lettori giapponesi piacciono gli elementi occidentali dei miei romanzi. Al contempo, ovviamente, amano anche quelle opere basate sulla storia e tradizione nipponica. Dal momento che apprezziamo sia la cultura della nostra nazione che quelle degli altri paesi, non ne escludiamo nessuna. Anzi, essere capaci di accettarle positivamente senza alcun disagio è proprio una delle particolarità del popolo del Sol Levante.
Gli scrittori giapponesi mostrano una grande libertà e spregiudicatezza nell’affrontare i temi dei propri soggetti. C’è qualche argomento invece che potrebbe rimanere un tabù per un autore del tuo paese?
Non ci sono tabù, ma penso che i giapponesi siano poco propensi a considerare in maniera rigida la distinzione tra bene e male. Percepiscono sia la visione religione che quella morale come soffocanti. La logica dei giapponesi è spesso passionale e sentimentale. Forse si può affermare che siamo indulgenti e propensi al perdono. Per quanto l’antagonista sia cattivo, evitiamo il più possibile di giudicare le sue colpe e di attaccarlo come se fosse un nemico. In definitiva, il tema principale sbiadisce a favore di una conclusione sentimentale. Dal punto di vista della libertà di parola, non mi pare ci siano dei tabù. In particolare, nelle riviste amatoriali chiamate “dôjinshi”, le quali non seguono i canali editoriali ufficiali di distribuzione ma sono vendute in un grande evento denominato Comic Market che si tiene due volte l’anno nella capitale, sono del tutto assenti. Per questo mi dispiace che oggi sotto l’influenza di un certo “moralismo” (?) proveniente dall’estero sia sorto un movimento interno che cerca di controllare la libertà d’espressione. Si ringrazia per la traduzione Massimo Soumaré.
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