Progettati per essere l'arma perfetta, frutto di DNA umano mescolato con quello dei più feroci animaii della savana, gli Elephantmen sono un incubo abortito, strane creature che dopo la guerra tentano di trovare il loro posto nella società che gli ha generati.
Quando gli adetti al settore fanno il nome di Richard Starkings di solito non parlano di un bravo autore o di un capace sceneggiatore ma di un genio del graphic design e del lettering, probabilmente colui che ha inventato il moderno lettering digitale. La compagnia Comicrafts, creata a Los Angeles da un inglesissimo Starking, formatosi e fattosi le ossa con la Marvel Uk degli anni '90, divenne, in poco tempo, il punto di riferimento per il lettering digitale ed il design grafico sia di Marvel che DC Comics (e non solo), assicurandosi anche, nel 1994, un Eisner per "Best Publication Design" nella realizzazione del Marvels di Kurt Busiek ed Alex Ross. Quando Starkings però chiese il permesso alle due grandi case editrici di utilizzare alcuni dei loro personaggi per scopi pubblicitari gli fu subito negato senza appello. All'artista inglese continuava comunque a servire un personaggio che potesse subito colpire visivamente l'eventuale lettore e fosse abbastanza accattivante da permettere ai potenziali interessati una pausa di qualche secondo per leggere la pubblicità stampata fra le pagine di un normale albo a fumetti. Un ippopotamo antropomorfico, dall'aria truce e vestito in stile anni '20, con magari alle spalle una città futuribile, ottenne l'obiettivo prefissato in modo così perfetto da uscire a forza dalle pagine pubblicitarie per crearsi un posto fra quei famosi personaggi mainstream che non si erano "degnati" di apparire al suo posto. Nacque così, con l'aiuto di mostri sacri come Joe Casey (Wildcats 3.0, X-Men e Hulk) e José Ladronn (Cable, Thor e Batman), la striscia dedicata ad Hip Flask ed il suo mondo, espanso poi ad arte nella collana parallela Elephantmen, pubblicata dalla Image Comics a partire dal 2006.
In questo volume, che raccoglie i primi sette numeri della serie, veniamo gettati da storie brevi ma toccanti in uno strano ed oscuro futuro popolato da enormi, feroci ma soprattutto antropomorfe bestie della savana. Creati dalla MAPPO Corporation, guidata dal pazzo e megalomane Kazushi Nikken, per essere l'arma definitiva, gli Elephantmen rimangono, dopo la guerra, come relitti di barbarie perpetrate su di loro ed attorno a loro, spettatori ed attori di fatti atroci e di una tecnologia utilizzata nei suoi aspetti più terribili ma solo successivamente consapevoli della vera realtà del mondo circostante. Esseri nati dalla sofferenza, con cicatrici psicologiche fresche e probabilmente insanabili si trovano catapultati in un mondo che al massimo li tollera, che li teme e per cui sono un costante simbolo di colpa ed orrore. Attraverso un'umanità appena raggiunta ed ancora fresca ed ingenua ma già soffusa di dolore dovranno trovare il loro posto in una società nata da atmosfere decisamente debitrici rispetto al Blade Runner televisivo. Una narrazione hard boiled, densa e concitata, che ben depone verso le capacità di Starkings come scrittore, ci tuffa nella mente di questi mostri ed in quanto li circonda, riesce ad invischiare il lettore in sensazioni primordiali solo a malapena filtrate attraverso un velo di civiltà distorta. In questo turbinio di emozioni ed istinti sciolti in un ambientazione nata per esaltarli ed accompagnarli, l'attenzione dello spettatore viene concentrata su particolari minimi in grado di esplodere improvvisamente in lampi di ironia, compassione, speranza, ferocia o tristezza. Se si aggiunge un buon impianto generale di storia, particolari ben curati ed un contesto fantascientifico solido ed accattivante in grado di defocalizzare al momento opportuno l'attenzione del lettore reindirizzandola su piani differenti da quello emozionale, il gioco è fatto e si ottiene un'opera decisamente sopra la media.
Le matite di Moritat, al secolo Justin Norman, il disegnatore principale dei primi numeri che appaiono nella raccolta, si dimostrano all'altezza ma ancora un pò troppo acerbe per lo stile della narrazione. Un tratto cupo e ricco di effetti digitali si mischia a una ricercatezza per un particolare ingenuo, per un volto appena tratteggiato o per proporzioni esagerate, con assonanze derivanti dal mondo degli anime e dei manga, a volte funzionali ed a volte eccessive o in contrasto con l'economia della storia.
Ottimo fumetto e di splendide premesse quindi che magari necessita ancora di evolversi un minimo e di crearsi una sua identità specifica ben distante da quella della testata gemella di Hip Flask.
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