“Cosa c'è fuori dalla finestra?”
È da questa domanda che partiamo per un piccolo tributo ad uno dei film di fantascienza più amati e votati di tutti i tempi (secondo solo a 2001: Odissea nello spazio): Blade Runner.
La domanda venne rivolta durante la fase di gestazione del film da Ridley Scott ad Hampton Fancher, responsabile della prima stesura della sceneggiatura.
A quanto pare all'inizio il film doveva essere una produzione a basso budget, con un impianto scenico minimale e una storia quasi interamente girata in un appartamento, diciamo un po' alla Under Suspicion (il film dove Morgan Freeman e Gene Hackman si confrontano in un claustrofobico interrogatorio/indagine). Tutto cambiò quando Ridley Scott venne chiamato a dirigere il film.
Ovviamente la curiosità nei confronti del mondo fuori della finestra mise in contrasto Fancher (che a dir la verità era stato il primo a voler fare un film da Do Androis Dream of Electrical Sheep, il romanzo di Philip K. Dick) con un fronte molto agguerrito che prevedeva Scott, i produttori, e il nuovo sceneggiatore: David Webb Peoples (un tipino da tenere d'occhio, visto che negli anni seguenti avrebbe scritto Gli Spietati con Clint Eastwood, e L'Esercito delle 12 Scimmie).
Provate a pensare come poteva essere quel periodo: mentre Peoples scriveva il nuovo trattamento Ridley Scott lavorava di matita e china sullo storyboard e sul mondo nel quale la storia si sarebbe svolta.
Fondamentalmente le influenze visive di Scott a quel tempo furono due: Moebius e Bilal, entrambi conosciuti sulla insuperata rivista di comics Metal Hurlant.
Un po' alla volta arrivavano frammenti di risposta alla domanda, fuori dalla finestra c'era la Los Angeles del 2019 (come era lontana nel 1980), multietnica a tal punto da parlare un “Cityspeak” (inventato da Edward James Olmos che se ne andò alla Berlitz a frequentare qualche settimana di corsi per mettere insieme le frasi del suo personaggio Gaff) che più ibrido non si può. La città è parte di un pianeta morente, dove non esistono più forme animali e con una meteorologia sconvolta. È una città scura, piovosa, claustrofobica ma anche piena di luci (artificiali) e con un afflato cosmico costituito dalle enormi pubblicità delle colonie extramondo.
Ma come realmente poteva essere una città del genere? Quali mezzi si muovevano nelle sue strade e come potevano essere le sue strade, i suoi edifici, i suoi negozi? Beh, al prezzo di 1500 dollari al giorno Syd Mead (attenzione anche a lui, se per caso vi sembra di averlo sentito nominare, ha lavorato ha lavorato per Tron, Aliens, Star Trek The Movie e perfino per Gundam) si mise al lavoro per progettare tutto questo. Il suo compito sarebbe stato quello di disegnare i soli veicoli, ma nessuno dei suoi disegni fu su sfondo bianco, ogni veicolo era in una strada con edifici e persone nel loro interno e improvvisamente la domanda ebbe una risposta sempre più precisa e costosa.
Pare che negli uffici della produzione si dicesse che quando Ridley Scott adoperava la matita costava centinaia di dollari, ma quando adoperava la china i dollari erano migliaia.
Ma la minuziosità dell'ambientazione non è solo dovuta alla testardaggine del regista o all'estro della sezione artistica, perfino le coincidenze aiutarono il film.
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