Il suo campo principale resta il mystery. È a questo genere che Brown deve gran parte della sua reputazione, ci ricordava l’unico libro a lui dedicato.[2] I gialli più famosi riprendono il modello hard-boiled di Hammett e Chandler, unendo misteri surreali, ambientazione urbana e narratori che, anche quando direttamente coinvolti, osservano e giudicano con disincanto il mondo che li circonda, dal fulminante esordio di The Fabulous Clipjoint (1947, Sangue nel vicolo) a The Screaming Mimi (1953, La statua che urla), che nel 1958 diventa un film con Anita Ekberg, e nel 1970 ispira anche L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento. I luoghi dell’azione vanno dalla Chicago della coppia di detective, zio e nipote, Ed e Am Hunter (protagonisti di 7 romanzi fino al 1963), e ad altre città del Midwest, i luoghi della nuova urbanizzazione postbellica, fino all’Ovest e al Sudovest di The Far Cry (1951, Grido di morte) e The Lenient Beast (1956, La belva nella città); in quest’ultimo, la storia di uno dei primi serial killer ha come sfondo i conflitti etnici tra bianchi e ispanici.Fra le tante allusioni letterarie ovunque presenti (la più frequente, Huck Finn di Twain), il giallo di Brown fa spesso visita a mondi letterari fantastici. In Night of the Jabberwock (1950, Il visitatore che non c’era), c’è la serie di delitti legata a una sedicente associazione di appassionati di Lewis Carroll, e un enigma che per molte pagine sembra portare in una dimensione fantastica. In Death Has Many Doors (1951, Uno strano cliente), una ragazza si è convinta che i marziani si sono infiltrati fra gli umani e vogliono ucciderla. E abbiamo surreali digressioni che prefigurano Dick, come quella sul subconscio dei palazzi in The Deep End (1952, non osiamo verificare se mantenuta nell’antica trad. it., Gorgo fatale). Non mancano momenti sperimentali come Here Comes a Candle (1950), che nella narrazione inserisce frammenti di giornalismo e sceneggiature. Altri hanno spesso un’inesorabilità beffarda degna di Cornell Woolrich, come We All Killed Grandma (1952, Ho ucciso mia nonna?) e Cinque giorni d’incubo (1962, The Five-Day Nightmare).Esiste un “secondo periodo” del mystery americano, si è detto, che forse ne rappresenta la vera età dell’oro. Molti dei suoi protagonisti, ricordiamolo, sono in comune con la storia della fantascienza: Leigh Brackett, John D. MacDonald, e appunto Brown. In questo gruppo, ha scritto Pasquale Pede nella sua preziosa storia del noir, Brown è “scrittore più complesso e colto dell’apparenza” e, “al di là del suo virtuosismo e della sua capacità di divertire, possiamo indovinare un sentimento che assomiglia parecchio alla disperazione”.[3]
Fredric Brown: un fine umorista a zonzo tra i generi letterari
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