L’espressione del sovrintendente ha una velatura d’incredulità che si asciuga quando il collega, con la voce del software, comincia a parlare.– Comparamico diurnospecchio parlascolta. Sentovibro scepsi per incompreso sottinteso.
– Cosa, cosa?
Zanforte non risponde subito. Ora prova divertifichezza e mentoapertura e lieve paventotimore.
– Registrarchivio qui di corposangue morti.
– Scusa, ma non ti capisco.
Zanforte prova emoindulgenza. Comprende logodifetto del comparamico e pauseggia la sessione.
Mentre l’ispettore estrae la consolle dagli occhi, il collega ha l’espressione di chi ha sorpreso un adulto con i giochi del figlio.
– Ora ho capito: secondo te il tipo è impazzito e si è accoltellato perché aveva questa diavoleria negli occhi.
– Ho detto questo? Non mi pare – si riprende Zanforte. – Ho detto che le vittime hanno registrato una sessione di LogosBrain prima di essere uccisi.
– Ah, sì?
– Sì, mio caro.
L’ispettore collega la consolle al video, in modo che possa vedere anche il collega, quindi fa partire la registrazione.
I coniugi sono uno di fronte all’altro, le loro immagini accavallate, ansimanti, nude.
– Cosa stiamo guadando?
– Una specie di porno. Ti scandalizza?
La vista dei due copulanti è sovrapposta, entrambi indossano una consolle con LogosBrain. Si sentono le voci. “Entespecchio, emoanima ti agrodesidero. Scivolami emoinserisciti...”
– La lingua sconnessa...
Zanforte annuisce. Il video prosegue tra immagini eroticopsichedeliche e apprezzamenti lisergici.
Finché qualcosa cambia. Nella colorazione, nelle parole, nelle immagini.
– Il figlio.
“Minintruso ex dolce innocolpevole, disappunto bisignorato, trisignorato, colpurlato, sparire piccola nostrocreatura. Ora sparire!”
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