È il puro sentimento della possibilità.
Fuori dalla finestra, nubi pesanti si sono addensate nel cielo di Berlino.
Schelling sta dicendo: – Dal momento che l’esistenza non può venir dedotta logicamente dalla ragione, come Hegel pretende di fare, al filosofo non resta che il più modesto ufficio di constatare ed interpretare speculativamente la rivelazione che Dio fa di se stesso al mondo.
Kierkegaard prende nota.
Hegel è morto. Morte alla Ragione! Lunga vita al reale e alle sue infinite possibilità!
L’uomo è direttamente coinvolto nella riflessione sul mondo. L’uomo è condannato a vivere nel suo mondo, a mutarlo per effetto del suo processo conoscitivo. Come Cristo Gesù che scende tra i mortali per donar loro la Vita Eterna, il che dona per riflesso al genere umano la caratteristica superiorità del singolo, il prevalere della singolarità sulla totalità.
L’uomo non è Dio: un’infinita differenza qualitativa si stende tra il finito e l’infinito. Un abisso incolmabile separa il modo d’essere del singolo da quello dell’Assoluto.
Quel singolo è ciò che esiste come tale. La verità non è l’oggetto del pensiero. La verità è il processo stesso con cui l’uomo se ne appropria, arrivando a farla sua e a viverla. Ecco la rivelazione: l’appropriazione della verità è la verità.
E io non sono che un semplice nulla.
Sulle strade di Berlino nevica: perfette curve di estensione infinita racchiuse in un fiocco bianco, a celebrare con rigore la trascendenza della geometria nel paradosso.
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