I.
“Un astro tramonta ed un nuovo astro sorge”, aveva sentenziato il Sommo Poeta di fronte al genio precoce di un giovanissimo Friedrich Wilhelm Joseph Schelling quando questi, appena ventiquattrenne, si avviava a oscurare la gloria del suo maestro Johann Gottlieb Fichte. Di certo Goethe aveva visto lontano quando aveva interceduto per la sua nomina come coadiutore dello stesso Fichte alla cattedra di filosofia dell’università di Jena, solo l’anno prima.
Sören Kierkegaard rimanda a memoria i passi delle opere giovanili del Professore, mentre lo ascolta parlare alla sua platea berlinese di giovani rampanti, ansiosi di replicare nella storia futura del pensiero europeo una stagione altrettanto brillante di quella improntata all’idealismo di Hölderling e di Hegel, o dello stesso Schelling.
L’arte è per il filosofo quanto vi sia di più alto, poiché essa gli apre quasi il santuario, dove in eterna ed originaria unione arde come in una fiamma quello che nella natura e nella storia è separato…
L’esaltazione del valore dell’arte aveva trovato in Schelling la sua più significativa espressione filosofica, una caratteristica questa che era valsa al suo idealismo l’appellativo di «estetico». Kierkegaard, con le sue ambizioni poetiche e la sua velleità di denudare nelle parole il segreto del reale, legge negli scritti del Professore i prodromi di una rivelazione.
Inquieto, si volge lo sguardo intorno.
Occhi smaniosi scrutano il docente mentre questi illustra i fondamenti delle sue ultime strutture di pensiero, volte a superare le contraddizioni intrinseche del pensiero del compianto Hegel. Tra i volti, in disparte, Kierkegaard nota lo sguardo schivo di un barbuto Michail Bakunin. Seduto come lui tra le ultime file, lo slavo ricambia fugacemente la sua occhiata con occhi crucciati e Kierkegaard non può fare a meno di chiedersi quali oscure forze della ragione e quali tormenti si diano battaglia sul fondo nero di quell’abisso impenetrabile.
Schelling sta dicendo: – Il processo della logica hegeliana, che distrugge la distinzione tra il razionale e il reale, che sostituisce al reale la Ragione, che riduce tutto al concetto e all’idea, racchiude in sé i semi della sua stessa fallibilità: pretende infatti di derivare da concetti astratti la Realtà nel suo complesso, dall’esistenza del mondo a quella di Dio…
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