La connessione fisica non offre la stessa avvolgente sensazione che si prova con Dandy ed anche la musica del neomessicano è diversa, ti stordisce con sonorità dalla forte timbrica. Nulla a che vedere con le emozioni esoteriche di melodie legate alla “progressive music” esaltate dal cyborg. In ogni caso mi abbandono. Ne ho bisogno, non posso permettermi di godere a metà quelle emozioni, magari meno forti, ma sempre disponibili a offrirti surreali visioni acustiche. Se avessi potuto scegliere spacciatore non avrei dubitato, ma Alonso Del Rancio - a quest'ora della notte - è l'unico a cui posso abbandonarmi. Vengo trafitto con note di strumenti strani, potrebbero essere gli antichissimi gadulke, kaval, ud, baglama di origine balcanica, o forse si tratta solo di distorsori acustici disallineati. Improvvisamente subisco uno shock elettrico, le note si concretizzano in un'esplorazione ritmico-timbrica di tastiere elettroniche attivate dalle nanomacchine. Il sound è tipicamente “trance” e il ritmo diviene fascinoso, straordinariamente voluttuoso, quasi magmatico. Una musica catalizzatrice che cerca di dare un senso al caos generato dalla società. Ora i suoni diventano magnificamente elastici, ferrei: “virtual sound” generato da programmazioni anomale, forse piene di “bugs” nel software principale. Il mondo tutto attorno si fa granuloso, sono preda di una tempesta di sabbia, investito da cascate torrenziali d'energia sotto forma di note.
Apro gli occhi ma non vedo nulla. Mi sento solo, in un calmo mare appena increspato da deliziosi dondolii. Sono immerso nel febbricitante ritmo procuratomi dall'interfaccia di Alonso. La melodia è sempre intrigante e cambia in continuazione: adesso è “fusion”, tra qualche istante chissà. Assorto in questa navigazione dell'animo mi accorgo che questo è quello che cerco, la sensazione forte di qualcosa ben più grande e immarcescibile dell'innamoramento che si brucia in un solo attimo e che ti abbandona al suo celere svanire.
Guardo l'ora, ma le lancette dell'orologio potrebbero trovarsi ovunque. - Ore? - riesco a farfugliare a malapena, in preda ad un attacco di tosse e senso di vomito da scollegamento all'interfaccia. Molto peggio del solito.
- È ora che tu vada a dormire, amico - risponde Alonso mentre le nanomacchine della sua protesi si apprestano a richiudere l'ingresso seriale. - Sono le cinque meno un quarto - aggiunge sputando un po' di tabacco. - Ringrazia il cielo che domani il nostro livello non è di turno.
- Già, dormirò tutto il giorno.
- Se riesci a tornare a casa... Sei ridotto proprio male, sai?
- Vai a farti fottere! - mormoro con parole che mi escono d'istinto.
- Ehi, che carattere di merda - biascica lo spacciatore. - Vattene prima che ti faccia uscire a calci!
Non so neppure dove si trova, in questo momento: potrebbe essermi davanti o dietro. Tutto ha assunto i contorni di un'enorme macchia d'ombra che ruota come un vortice. Ho la fronte che suda freddo.
- Non sta sulle gambe - sento gridare. - Forse è in overdose!
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