- Un vero disastro, e dovevi vedere che faccia il pro... - l'addetto alla sicurezza ingoiò l'ultima sillaba e finse di controllare il walkie talkie abbassando lo sguardo, anche il collega fece lo stesso per poi salutare e mezza voce il professor Riccardo Fustieri che stava rientrando nel complesso del CERN.
- Professore.
- Salve, continuate pure, sono uno scienziato, non uno sportivo, e so imparare davvero dai miei errori. - disse lui con un sorriso disarmante.
- Non volevo essere irrispettoso... - proseguì l'altro.
- Non si preoccupi, passo un attimo in laboratorio a prendere le ultime cose, domani riparto per l'Italia. - proseguì Fustieri.
- Faccia con calma, noi siamo qui.
Riccardo annuì con condiscendenza e si infilò nell'ascensore dove si concesse un sorriso sardonico ripensando alla domanda di qualche ora prima.
- Un commento a caldo? - Aveva lasciato vagare lo sguardo tra il microfono ridottissimo e gli occhi perfettamente truccati della giornalista per un attimo prima di rispondere.
- Gentile signorina, potrei di sicuro utilizzare paroloni di dodici e più sillabe oppure lanciarmi in sofisticate riflessioni su come tempo e spazio si autoregolino, magari tirando in ballo anche una qualche entità superiore non dimostrabile ma nemmeno eliminabile a priori... in realtà tutto quello che posso dire è: il mio esperimento è fallito. È ovvio che come ogni scienziato ora tornerò ad esaminare i miei calcoli e rivedere ogni passo per cercare di capire se esiste un errore rilevabile.
Era arrivato al suo studio, si sedette alla scrivania ed accese il computer, doveva solo far passare qualche ora prima di dare compimento al proprio piano.
Controllò l'ora: le 1.30 della notte del 6 dicembre, prese dalla scrivania il badge e si avviò lungo i corridoi.
Sapeva che la sua immagine in giro a quell'ora non avrebbe destato alcun sospetto, li aveva abituati alle sue scorribande notturne nei dieci mesi di preparazione per l'esperimento di dislocazione spaziotemporale, ovvero per la prova generale della Macchina del Tempo.
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