Doveva fare qualcosa in fretta: quegli esseri grondavano acido che probabilmente costituiva i loro succhi digestivi, potevano intaccare anche il metallo dell'elicottero.Poi si ricordò del laser per segnalazioni di emergenza: non era un'arma vera e propria, aveva un'intensità piuttosto bassa. Poteva intaccare un tessuto vivente? Si, se il bersaglio se ne stava buono a lasciarsi irradiare per alcuni minuti. Forse poteva funzionare: quegli esseri erano incredibilmente torpidi.
Estrasse il laser, lo regolò alla massima intensità e lo puntò sugli ameboidi davanti a sé.
Per alcuni minuti non accadde nulla, poi un fetore di carne bruciata cominciò a invadere la radura.
Gli esseri più vicini a lui cominciarono a passare dal grigiastro al nero bruciato, a trasformarsi in masserelle carbonizzate, in impronte fumanti tra l'erba senza quasi cercare di scostarsi.
Scavò una scia di fuoco in quel muro vivente dritto davanti a sé, gli parve di essere Mosè che separava le acque.
Vide che le batterie del laser, che non era fatto per essere usato in quel modo, si stavano esaurendo.
Lanciò Enos attraverso il corridoio di corpi bruciati fino all'elicottero. Vide Nina che sporgeva dalla cabina del velivolo: la donna aveva il volto pallido, i capelli scarmigliati e l'espressione tesa.
Aveva già aperto il portello e saltò direttamente in groppa a Enos, dietro Hal Doren. Passò le sue braccia attorno al busto dell'uomo.
- Andiamo -, disse lui, - Non avremo un'altra possibilità.
- L'elicottero... -, disse lei.
- Non pensarci -, esclamò Hal Doren, - Andiamo via di qui!
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