Il più famoso supereroe della Marvel sta per ritornare sul grande schermo e non con un sequel della spettacolare trilogia che ha aperto definitivamente il cinema al mondo dei fumetti, ma con un reboot che segue la moda del momento. Dopo il Superman di Richard Donner, basato sull'ingenuità e sulla sospensione dell'incredulità da parte dello spettatore come sulla bravura di Christopher Reeve, ed il Batman di Tim Burton, ricco di gadget e di atmosfera ma completamente privo di superpoteri, l'impresa compiuta da Sam Raimi (Spider-Man, 2002) da non più di un decennio si può classificare come il primo tentativo completamente riuscito di rendere sul grande schermo, in modo credibile, un vero supereroe con tanto di poteri straordinari. Peter Parker, ovvero lo stupefacente Uomo Ragno per noi al di qua del mare, uno dei personaggi del fumetto mainstream più conosciuto ed amato sia dai lettori di fumetti sia dal grande pubblico, è così diventato il precursore di quel filone che a tutt'oggi sforna almeno due o tre lungometraggi di successo all'anno. Si prospetta molto dura la vita di Marc Webb, regista del film The Amazing Spider-Man in uscita a luglio, proveniente dal mondo dei video musicali e con all'attivo solo un'altra opera cinematografica, nel reinterpretare gli inizi di Spider-Man, scontrandosi direttamente con il lavoro del suo predecessore.
Tutti conosciamo le origini dell'Uomo Ragno, da quando, nel lontano 1962, Stan Lee e Steve Ditko hanno cominciato a raccontare la storia di un giovane orfano complessato, geniale e molto fragile, morso da un ragno radioattivo durante un esperimento scientifico. L'insetto sarà in grado, proprio grazie alle radiazioni, di passare tutte le sue capacità, seppur amplificate in modo proporzionale, al giovane Peter Parker, rendendolo un fortissimo ed agilissimo ragno umano. Deciso a sfruttare i nuovi poteri per accumulare denaro e conquistare ragazze, da bravo adolescente, Peter verrà rimesso sulla buona strada dall'improvvisa morte dello zio, per lui da tempo un padre adottivo, causata da un rapinatore che alcuni giorni prima lo stesso Parker aveva lasciato fuggire.
Il modello più riuscito di supereroe con superproblemi, secondo la geniale trovata di Stan Lee, Spider-Man sarà sempre visto dai suoi lettori come dal grande pubblico con un occhio di riguardo. L'estrema facilità con cui ognuno può identificarsi nel personaggio e nella sua lotta quotidiana tanto con i comuni problemi della vita, amplificati e non smorzati dalle sue capacità superumane, quanto con avversari letali ed eterogenei, sarà sempre uno dei maggiori punti di forza di un eroe in grado di rinnovarsi costantemente per più di mezzo secolo. Sia Raimi, nel primo film della serie, che Webb hanno concentrato la loro attenzione sulle origini dell'Uomo Ragno, tentando di portare sul grande schermo senza mediazioni proprio gli elementi fondamentali con cui è stato costruito il supereroe decretando il successo del fumetto. Chiaramente, entrambi si sono dovuti confrontare con tutta la storia di Spider-Man, attingendone a piene mani, per rendere moderno e comprensibile al pubblico quello che i lettori più accaniti possono dare per scontato. Nell'opera di Raimi ci sono molti elementi derivati dalle testate ragnesche degli anni Novanta, con alcune ispirazioni probabilmente provenienti da un piccolo gioiellino come lo Spider-Man 2099 di Warren Ellis. Parker non è più morso da un ragno radioattivo ma da un ragno modificato geneticamente, filiere organiche gli cresceranno nelle braccia, chiaro omaggio sia ad Ellis che a Venom, e dopo una breve introduzione in cui lo vediamo diplomarsi verrà buttato in cerca di lavoro nella caotica New York. Abbiamo di fronte un Peter Parker giovane/adulto, interpretato da un Tobey Maguire in gran forma, chiaramente ancora in un periodo di formazione ma non più in quell'ambiente liceale in cui ha vissuto innumerevoli avventure sulla carta stampata. La bella di turno sarà poi Mary Jane Watson, Kirsten Dunst nel film, con cui al tempo nel fumetto era “felicemente” sposato, non il primo amore di Peter ma comunque sempre figura di spicco fra gli interessi sentimentali maturi del protagonista. Come antagonista d'eccellenza
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