Quando nel nome hai la parola "scienza" è normale che gli scienziati si interessino a te, e nella storia della fantascienza sono innumerevoli i contributi di ricercatori e studiosi, alcuni dei quali stelle di prima grandezza.
Uno dei più significativi rappresentanti di questa categoria è Arthur Charles Clarke, autore inglese che ha raggiunto vette eccelse sia letterariamente che in campo scientifico, vero e proprio nume tutelare della fantascienza hard.
Quasi tutte opere dello scrittore inglese sono permeate dal rigore scientifico, la storia deve essere logica e credibile, senza bacchette magiche o deux ex machina miracolosi, tutto si deve svolgere nei limiti delle conoscenze tecnologiche e scientifiche ed è necessaria la massima verosimiglianza scientifica.
Questa concezione contiene un insidioso pericolo, quello di perdersi in noiose descrizioni di macchine e strumenti oppure in lunghe spiegazioni sui fenomeni che avvengono, facendo così collassare ritmo e tensione della storia.
Quasi sempre Clarke riesce a sfuggire all'insidiosa trappola della pedanteria con eleganza, mettendo la scienza e la tecnologia al servizio della storia, Incontro con Rama è uno dei suoi romanzi più riusciti.
Nel 2130 il sistema solare è stato in gran parte colonizzato, e il progetto Guardia Spaziale, nato dopo la distruzione di Venezia e di gran parte della pianura Padana a opera di un meteorite, controlla che l'umanità sia al sicuro da collisioni cosmiche.
In quell'anno il sistema di sorveglianza rileva un asteroide sconociuto, che viene ribattezzato Rama, dato che i nomi del pantheon greco-romano ormai sono finiti.
Una serie di fortunate coincidenze portano a scoprire alcune strane caratteristiche dell'intruso e al lancio di una sonda automatica, le prime immagini di Rama ne definiscono inequivocabilmente la natura di corpo artificiale, l'umanità ha finalmente la prova dell'esistenza di una civiltà aliena.
L'unica nave a poter raggiungere l'intruso proveniente dallo spazio esterno è l'Endeavour, il comandante Norton avrà il difficile compito di esplorare Rama, contattarne i costruttori e scoprire i loro scopi, un compito che eccitante e ricco di possibilità.
Ma non tutti, nel sistema solare, vedono opportunità in questo incontro, c'è chi sta pensando ai ramani come a una possibile minaccia, e sta prendendo contromisure estreme.
Incontro con Rama è uno strano romanzo, per gran parte del tempo non succede nulla, l'esplorazione della gigantesca astronave procede senza grossi pericoli, i ramani non si vedono mai, gli unici guai sono causati dall'uomo.
La coraggiosa missione e il naufragio di James Park sul continente meridionale e il tentativo da parte degli hermiani di eliminare quello che considerano un intruso sono gli unici momenti dove sono a rischio vite umane, per il resto l'esplorazione di Rama riserva molte sorprese, ma non veri pericoli.
Il senso di mistero e il lento svegliarsi dell'astronave aliena sono tuttavia più che sufficienti a mantenere alta la tensione, per quanto piccolo su scala cosmica Rama è un intero mondo, molto differente dalla nostra esperienza, e i fenomeni che vi accadono sono una parte non piccola del fascino del romanzo, il disgelo dal basso del mare e la cascata deformata dalla forza di Coriolis ne sono ottimi esempi.
Inutile aspettarsi una buona caratterizzazione dei personaggi, a eccezione del comandante Norton, alle prese con una difficile esplorazione, due mogli su due pianeti diversi e complotti interplanetari.
Clarke voleva che il romanzo che privilegiasse la verosimiglianza scientifica, dove i misteri di Rama fossero il maggior punto di interesse, ed è riuscito perfettamente nello scopo, scrivendo una delle migliori opere di fantascienza hard.
Da quanto scritto sinora si ha l'impressione di un autore completamente dedito alla scienza e alla tecnologia, senza concessioni allla poesia o al fantastico, ma anche se quasi tutte le sue opere sono rigorosamente scientifiche Clarke ha anche un'altra faccia, forse inaspettata.
Opere come La città e le stelle (The city and the stars, 1956), Le guide del tramonto (Childhood's end, 1953), I canti della Terra lontana (The songs of distant earth, 1981), La stella (The star, 1955) o I nove miliardi di nomi di Dio (The nine billion names of God”, 1953) ci mostrano una sfaccettatura inaspettata, un Clarke meno dedito al culto della scienza, più visionario e poetico ma altrettanto efficace, uno dei più grandi scrittori che la fantascienza ci abbia donato.
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