Così come non è femminista la scelta dell'autore di permettere alle ragazze di agire per se stesse solo attraverso la violenza dei campi di battaglia. Il binomio “donne e guerra” per molte persone è un ossimoro che ha spaccato anche il femminismo. Il terzo livello, quello dei campi di battaglia, rappresenta l'unico mezzo che le ragazze hanno per ottenere gli oggetti e fuggire dal manicomio. Che l'unica via offerta alle donne per essere forti e prendere in mano il proprio destino sia quella della violenza, tradizionalmente codificata come maschile, è una contraddizione in termini che viene spesso messa in evidenza e criticata nei film d'azione con donne protagoniste sia vecchi che recenti, basti pensare alle controversie nate con la Sarah Connor militarizzata di Terminator 2. Secondo molti critici imitare la violenza degli uomini, seguire una via già battuta dagli uomini, potrebbe non condurre le donne a ritrovare se stesse dopo secoli di repressione misogina. Le donne devono trovare una propria via che abbia origine dal proprio modo diverso di essere e di sentire e non certo scimmiottare eroi uomini che parlano con frasi pseudo-filosofiche. È pur vero che le sequenze di battaglia di cui le ragazze sono le spettacolari protagoniste, sono veramente “empowering”. Lo spirito visionario di Zack Snyder qui raggiunge il suo apice. Se il film fosse stato esclusivamente un film di guerra solo con queste scene, sarebbe stato un po' più accettabile, ma all'interno di una trama misogina come quella di Sucker Punch, la catarsi offerta da queste sequenze, oltre tutto un po' ripetitive e prevedibili, si perde. In queste scene di battaglia viene rinforzata l'idea che le donne siano incapaci di realizzare qualcosa da sole, un'idea che era già stata presentata nella scena iniziale quando Baby Doll non riesce a sparare al patrigno e invece uccide la sorella. Le ragazze vengono certamente mostrate come forti, coraggiose, incredibilmente dotate per il combattimento, ma la loro posizione viene limitata dall'uomo che dirige le operazioni, prepara le missioni e assegna i compiti, il personaggio identificato solo con il nome di Wise Man e interpretato da Scott Glenn. Wise Man rappresenta una figura paterna forte e rassicurante, l'unica figura maschile positiva presente nel film, che però riconduce, reintegra e controlla il nostro gruppo di ragazze combattenti nella società patriarcale, limitando la loro indipendenza. Al pubblico quindi viene presentata l'idea che la forza delle ragazze deve sempre essere controllata e guidata da un uomo. Il film sarebbe stato veramente femminista e innovativo se al posto di Wise Man a guidare le ragazze in missione ci fosse stata la dottoressa Vera Gorski, interpretata da Carla Gugino (già vista e apprezzata in Watchmen come Silk Spectre). Invece la dottoressa richiama qui più il ruolo di Amande (interpretata da Jeanne Moreau) nel film Nikita (1990) di Luc Bésson, ovvero l'addestratrice al servizio di un'agenzia governativa che insegnava a Nikita a usare la sua femminilità e il suo sex appeal per sedurre gli uomini. La figura della donna adulta poteva essere sfruttata in Sucker Punch per fornire un modello di madre positiva, un modello quasi totalmente assente nel cinema e nella televisione americani soprattutto negli ultimi anni, con il revival delle favole governate da regine e matrigne, ossessivamente votate all'omicidio delle giovani figlie di cui invidiano la gioventù e la freschezza. Invece, si è scelto di rappresentare di nuovo la contrapposizione generazionale tra ragazze e donne adulte e la dottoressa Gorski in questo film, invece di essere la guida delle ragazze, essendo lei stessa subordinata, non può che rendere anche le ragazze schiave della società patriarcale. Solo lentamente il personaggio cambierà squadra e solo alla fine si metterà dalla parte delle ragazze, ma non potrà fare nulla per salvarle dal loro inevitabile destino di morte, a sottolineare l'impossibilità di agire delle donne e quasi la loro incapacità giuridica.
Sucker Punch: femminista o feticista?
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