Per esempio, questi problemi si riscontrano subito nella scelta di far spostare la protagonista da una realtà all'altra attraverso la sua danza ipnotica, che riconduce le donne del film a una tradizione risalente addirittura al personaggio biblico di Salomé, la prima di una stirpe di pericolose incantatrici. Il ruolo di incantatrice però è molto contraddittorio perché se da una parte la donna ha potere sugli uomini grazie alla sua danza, dall'altra lei ha questo potere soltanto perché è un oggetto del desiderio dello sguardo maschile. Inoltre, la sua posizione di subordinazione è rinforzata dal fatto che questo è l'unico ruolo disponibile alla protagonista, quindi non lo assume per libera scelta ma perché vi è costretta come unica risorsa per raggiungere il suo obiettivo; vi è obbligata dalle istituzioni che la controllano, il manicomio e il bordello, che l'hanno trasformata in una moderna schiava del sesso. Si potrebbe pensare, allora, che il secondo livello non rappresenti affatto per la protagonista una fuga dalla realtà, ma che sia invece un'interpretazione metaforica delle condizioni di vita del manicomio. La vera fuga dalla realtà potrebbe essere il terzo livello, dove le protagoniste combattono per cercare di prendere in mano il proprio destino. Ma andiamo per gradi, anzi, per livelli. Nel primo livello di esistenza, la scena iniziale con il padre ricorda a grandi linee ciò che succede in Lolita di Vladimir Nabokov (e nel film omonimo di Stanley Kubrik): la ragazza adolescente, alla morte della madre, diventa la vittima impotente del patrigno predatore sessuale/pedofilo. In Sucker Punch la ragazza, invece, non vuole essere una vittima e si ribella ma non riesce a difendere né se stessa né la sorellina. Il risultato è il manicomio e la lobotomia. Il messaggio che si può estrapolare qui è che il tentativo delle donne di ribellarsi alla società patriarcale che le opprime e le violenta è destinato a fallire. Nel mondo creato da Snyder (che si rifà comunque a un triste passato) le donne che si oppongono vengono considerate isteriche e folli e rinchiuse. Il fallimento è dovuto anche, secondo il film, all'incapacità congenita delle donne di agire da sole con successo non solo per difendere se stesse ma anche le altre. Alla fine l'unica cosa che le donne sanno fare è rifugiarsi in una inutile fuga dalla realtà su altri piani d'esistenza, che le pongono comunque in situazioni ancora più drammatiche e violente, come il bordello e i campi di battaglia, a voler sottolineare il fatto che in fondo l'unica cosa che le donne sanno fare da sole è essere oggetti sessuali svuotate di qualsiasi personalità. Nel secondo livello l'autore ha avuto la felice idea di mostrare un gruppo di ragazze (per fortuna multietnico!) che in nome dell'amicizia e della solidarietà si alleano per uno scopo comune, la fuga dall'inferno del manicomio. È molto raro che vengano mostrate ragazze unite in un gruppo perché spesso vengono rappresentate come acerrime nemiche, mentre in questo film il carisma della protagonista fa da collante per la loro amicizia. Ma il tocco di femminismo si ferma qui, perché l'autore non ha saputo resistere alla tentazione di ricadere nei tanti trucchetti usati per sminuire la forza delle donne nei film, ovvero introdurre una traditrice che non è in grado di seguire una leader donna e denuncia le ragazze, innescando una spirale di violenza e omicidio da parte di Blue, il disgustoso e odioso personaggio interpretato da Oscar Isaacs, che considera le ragazze come suoi personali giocattoli.
Sucker Punch: femminista o feticista?
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