Il film Sucker Punch - scritto, diretto e prodotto da Zack Snyder e uscito negli Stati Uniti nel 2011 - è stato presentato al pubblico come un film femminista dove le protagoniste sono eroine d'azione che prendono in mano il proprio destino. Ma è veramente così? O non è forse più un film che feticizza il corpo femminile a tal punto da poter fare a meno di personaggi ben costruiti e di una trama coerente?
I precedenti film di successo di Zack Snyder sono stati 300 e Watchmen che, pur essendo degli ottimi film, non prevedevano dei personaggi femminili interessanti. In 300, tra tanto testosterone, c'è una sola donna, la regina spartana Gorgo, interpretata da Lena Heady (famosa per The Sarah Connor Chronicles e Game of Thrones), che malgrado sia presente in pochissime scene è riuscita comunque a lasciare una profonda impressione sul pubblico grazie anche alla sua indimenticabile frase lapidaria: “Torna con questo scudo o sopra di esso”. Le cose non vanno bene neanche in Watchmen dove le donne sono rappresentate in modo molto stereotipato: una è una madre, Silk Spectre, incapace di superare i traumi di gioventù, tra cui uno stupro di Comedian/il Comico (come può una supereroina essere stuprata rimane un mistero e altrettanto misterioso è come abbia potuto successivamente avere rapporti consensuali con il proprio stupratore); l'altra, la figlia, Silk Spectre II, per metà del film non sa decidere con chi andare a letto, se il Dr. Manhattan o Nite Owl, e che come costume da super-eroina ha una tutina gialla e nera di latex in puro stile da dominatrice!
È pur vero che questi film non sono stati scritti da Snyder, che ha dovuto rispettare il materiale pre-esistente, ma con Sucker Punch abbiamo capito che Snyder è un ottimo regista e un visionario ma è un pessimo sceneggiatore e soprattutto ha idee molto stereotipate sul ruolo delle donne nella società.
Ambientato in un periodo non ben definito ma chiaramente a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Sucker Punch racconta gli ultimi giorni di vita di una giovane ragazza che probabilmente non è neanche maggiorenne. Baby Doll (l'attrice Emily Browning) assiste impotente alla morte della madre insieme alla sorellina minore e subito dopo è costretta a subire le violenze dal patrigno pedofilo. Nel tentativo di difendersi, impugna la pistola del patrigno e spara, ma senza prendere bene la mira, per cui il proiettile colpisce la sorellina che muore sul colpo. Il patrigno ne approfitta per farla rinchiudere in manicomio e, pagando una mazzetta, si assicura che le venga praticata una lobotomia che la farà diventare un vegetale per il resto della sua vita. Dopo questa scena introduttiva, la storia si dipana su tre livelli di narrazione: il primo è la dura realtà del manicomio, con le camerate affollate e i corridoi da lavare in puro stile Cenerentola; il secondo livello è un bordello dove le pazienti sono rappresentate come prostitute e ballerine di burlesque e, infine, un ulteriore livello di fuga dove la protagonista e le sue amiche combattono contro creature mitiche e mostri spaventosi per ottenere degli oggetti che servono loro per la fuga dal manicomio.
Tra i pochi elementi buoni da salvare in questo film possiamo annoverare proprio l'idea delle tre realtà una dentro l'altra. La percezione della realtà come qualcosa di strutturato in scatole cinesi e l'impossibilità di capire quale sia la vera realtà è un'idea post-moderna, a cui molti film si sono ispirati, di recente Inception (2010), scritto e diretto da Christopher Nolan, in cui i protagonisti si muovono nei sogni degli altri per impiantarvi delle idee a scopo commerciale; in passato invece Brazil (1985) di Terry Gilliam, mostra il protagonista che, per sfuggire alle torture, si rifugia in un mondo fantastico all'interno della propria mente, finché dopo una lenta dissoluzione della propria identità, vi rimane per sempre, con grande rabbia del suo torturatore. In Brazil la fuga era da una società distopica di stampo orwelliano con alcuni elementi kafkiani. In Sucker Punch la protagonista cerca di fuggire da un mondo che a causa del suo essere donna la violenta e la uccide. Ma la trama è strutturata come un videogioco e per fuggire deve andare alla ricerca di alcuni oggetti indispensabili per il piano di evasione, che si trovano in un miscuglio di livelli di realtà incrociate, salvo poi finire in uno stato catatonico esattamente come il protagonista di Brazil. L'opera di Terry Gilliam, più sottile e sofisticata, ha risonanze emotive e intellettuali totalmente assenti in Sucker Punch, che invece attira soprattutto per la fantasmagoria delle immagini e degli effetti speciali, data l'assenza di una trama coerente e la presenza di personaggi bidimensionali e stereotipati.
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