E' strano, e a volte doloroso, vedere come il fato cambi le carte in tavola, indifferente al volere di noi mortali.
Così la pubblicazione dell'unico romanzo scritto da Vittorio Curtoni quaranta anni fa, che doveva essere un riconoscimento a una carriera prestigiosa e feconda, è purtroppo diventata qualcosa di diverso.
L'indimenticabile figura di Curtoni ci ha lasciato lo scorso ottobre, e il centonovesimo numero di Urania Collezione rappresenta un modo, un ottimo modo, per ricordarlo.
Oltre al romanzo Dove stiamo volando il volume contiene sei racconti e il lungo articolo autobiografico La mia love story con la fantascienza, a completare un ricco menù Diario Vitt, un ricordo di Curtoni scritto da Giuseppe Lippi.
Rispetto alla prima edizione questa è arricchita da un capitolo (Il volto) che Curtoni non inserì nel 1972 ma che decise di reintegrare per l'occasione.
Ambientato in un'Europa devastata Dove stiamo volando è la storia di un viaggio lungo le strade di un mondo dove gli uomini, orgogliosi della propria normalità, hanno costruito ghetti per racchiudere i mutanti, miseri resti di una guerra atomica che ha lasciato uno strascico di miseria e disperazione.
Con la speranza di sfuggire alle persecuzioni e trovare un posto sicuro Charles, assieme all'amico Ivo, intraprende un viaggio verso il ghetto di Nuova Parigi, dove i mutanti possono vivere in pace.
Con i suoi pochi centimetri di altezza Ivo è immediatamente riconoscible come mutante, mentre Charles è apparentemente normale, ma è privo di una identità sessuale precisa.
Il viaggio si snoda capitolo per capitolo, scandito da titoli presi dai film di Ingmar Bergman, il percorso è lungo e pieno di incontri, ma è nel ghetto che Charles troverà alcune risposte e addirittura l'amore.
Ma in un mondo che ha per bandiera l'odio pace e serenità sono parentesi destinate a chiudersi velocemente, Charles dovrà affrontare un'ultima ordalia.
I romanzi post atomici sono stati un filone molto popolare negli anni della guerra fredda, Dove stiamo volando è l'ottava storia che vede l'incubo nucleare diffondersi sulla Terra, ma non bisogna pensare che Curtoni si sia accodato a una moda, imitando pedissequamente una schiera di predecessori.
Lo scenario è funzionale allo scontro tra la normalità degli uomini e la diversità dei mutanti, contrapposizione tenuta sotto controllo a stento, ma destinata a sfociare in guerra aperta, in tragedia.
Charles avrà modo di sondare a fondo l'assurdità di un conflitto senza veri colpevoli, per dirla con il soldato che Charles incontra nell'ora del lupo "Noi non abbiamo colpa perché ubbidiamo agli ordini, voi perché lottate per qualcosa di vostro, e quelli in alto perché cercano di mantenere il potere".
Sembra che il male si scateni senza una ragione, senza che ci sia una precisa volontà, solo un sonno della ragione che scatena i mostri dell'odio e della distruzione.
Un romanzo amaro, con un finale dove la prospettiva cambia bruscamente, quasi come in una storia di Philip K. Dick, anche se le cose vanno male, sembra dirci Curtoni, possono sempre peggiorare.
Quasi incredibile la padronanza stilistica dimostrata da un autore poco più che ventenne e alla sua prima opera lunga, viene da chiedersi cosa avrebbe potuto uscire dalla penna di Curtoni se si fosse dedicato completamente alla scrittura.
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