L’eco del sogno
Come rilevato da importanti commentatori, l’opera di Dick costituisce un corpus unico nella letteratura americana della seconda metà del Novecento (cfr. Pagetti, Uomini e androidi). L’affermazione è comprovata dall’ormai inquantificabile numero delle influenze, più o meno dirette, esercitate dall’autore californiano su altri protagonisti del panorama culturale: non solo gli esponenti del cyberpunk, che non hanno mai nascosto la loro ammirazione per lui (soprattutto con gli elementi più scalmanati del gruppo, Rudy Rucker e John Shirley su tutti), ma anche tra i loro precursori (i citati Jeter e Powers, che furono frequentatori dell’autore nei suoi ultimi anni) e tra gli avant-pop Dick può vantare agguerriti ammiratori, come Jonathan Lethem e Steve Erickson. La sua influenza è inoltre riscontrabile in Greg Egan, Michael Marshall Smith e Richard K. Morgan, tra i nomi di maggior interesse emersi dalla fantascienza di questi ultimi anni. E se Banana Yoshimoto, acclamata scrittrice nipponica, arriva a citarlo direttamente nelle sue opere (Amrita), in ambito cinematografico Terry Gilliam (Brazil, L’esercito delle 12 scimmie), Darren Aronofsky (Pi – Il teorema del delirio), Alex Proyas (Il Corvo, Dark City), David Cronenberg (eXistenZ), David Lynch (Strade Perdute, Mulholland Drive), Andrew Niccol (Gattaca, The Truman Show, S1m0ne), Richard Linklater (Waking Life, A Scanner Darkly), Richard Kelly (autore del piccolo cult Donnie Darko e di Southland Tales), Michel Gondry (Se mi lasci ti cancello), i fratelli Andy e Larry Wachowski (artefici della trilogia di Matrix, divenuta di culto, che molto deve alle ossessioni dickiane), David Fincher (Fight Club) e Christopher Nolan (Memento, Inception), hanno tutti in qualche modo continuato sul grande schermo un discorso intrapreso da Dick, con le sue folgorazioni e intuizioni purtroppo stroncate dalla scomparsa improvvisa.Per non parlare della televisione, dove serie quali Lost (ideata da J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, prodotta dalla ABC tra il 2004 e il 2010), il nuovo corso di Battlestar Galactica sviluppato da Ronald D. Moore (2004-2009), oppure Life on Mars (ideata da Matthew Graham, Tony Jordan e Ashley Pharoah, trasmessa dalla BBC tra il 2006 e il 2007) e il suo spin-off Ashes to Ashes (2008-2010), incapsulano suggestioni di matrice eminentemente dickiana, quali l’irruzione del divino nel panorama familiare della quotidianità, il rapporto conflittuale/oppressivo tra strutture di potere e uomo comune, la commistione tra realtà fisica e dimensione virtuale, l’ormai proverbiale concezione di un universo a scatole cinesi, una matrioska di realtà annidate.Anche nel mondo delle graphic novel Dick può vantare sostenitori irriducibili, come ad esempio gli autori culto dell’ultima generazione Alan Moore (V for Vendetta), Enki Bilal (Il sonno del mostro, 32 dicembre), Warren Ellis (Transmetropolitan, Global Frequency) e Grant Morrison (The Filth). E il suo influsso non si esaurisce certo qui, vista la profonda affinità, di temi e di approccio, che lo lega a doppio filo con un altro grande della letteratura contemporanea: Thomas Pynchon.
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