Non c’è niente da fare, i viaggi nel tempo funzionano, se poi aggiungo un po' di sentimento, il botto è assicurato. Così deve aver pensato Richard Curtis, sceneggiatore e produttore britannico, autentica macchina sforna successi (Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill, Il diario di Bridget Jones, Love Actually, senza dimenticare Mr. Bean e War Horse di Steven Spielberg, candidato all'Oscar come miglior film), nel mettersi al tavolo a scrivere l’ennesima "dramady" (misto drammatico-commedia) il cui titolo provvisorio è About time.
Una sceneggiatura originale, a sfondo sci-fi, piaciuta in casa Universal, che l’ha girata alla sua controllata Working Title Films. La quale si è messa subito al lavoro, tanto che il casting è già in corso e si prevede il primo ciak questa estate. Si tratta della seconda collaborazione fra Curtis e la Working Title, dopo I love radio Rock (2009), altra pellicola originale dedicata alle radio indipendenti inglesi negli anni Sessanta. Per la verità in questo caso l’avventura non è finita benissimo: il film è costato oltre trentasei milioni di euro e ne ha incassati circa ventisette, con risultati scadenti soprattutto in madre patria.
Ma Curtis non si scoraggia e rilancia un tema a lui caro come quello dei viaggi nel tempo, che ha già affrontato scrivendo nel 2010 un episodio di Doctor Who in cui Matt Smith viaggia indietro nel tempo a incontrare Van Gogh, oltre a uno speciale short-film tratto dalla serie comica della BBC Blackadder in cui il protagonista viaggia nel tempo e incontra personaggi importanti della storia inglese.
A presto con le prime indiscrezioni su About Time, una pellicola che i fan duri e puri della fantascienza non vorranno perdersi.
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