Chi sono gli scrittori del passato e del presente che sono diventati per te un punto di riferimento?

Sono tanti gli scrittori che mi hanno influenzato. Ne cito alcuni: Raymond Chandler, Dashiell Hammett,

Ray Bradbury, Robert Block, Richard Matheson e gli scrittori classici americani, da Flannery O'Conner a Ernest Hemingway. John Steinbeck mi piace tantissimo, così come adoro Mark Twain e Howard Philips Lovecraft.

Ma chi è l'autore di cui ha divorato letteralmente l'intera produzione e che poi ti sei reso conto di esserne stato influenzato?

Mi sono reso conto, con il passare del tempo, che sono stato fortemente influenzato da Lovecraft, a livello inconscio, nonostante non sia tra i miei autori preferiti. Ho letto praticamente tutta la sua narrativa, anche se devo dire che il suo stile non è quello che io considero il suo punto forte. La cosa strana con un autore come Lovecraft, ma anche con Mark Twain, è che si sia ribaltata la considerazione che i critici avevano di questi scrittori: in vita erano considerati semplicemente autori popolari, mentre oggi sono considerati dei maestri e Lovecraft, uno degli autori più importanti del Novecento.

In alcuni romanzi ed in alcune tue storie, soprattutto quelle più fantastiche, sembra esserci una certa influenza anche di un autore, molto amato in Italia, come Philip K Dick. È così?

Philip K Dick è un autore che ho amato e letto moltissimo, soprattutto quando ero giovane. Può essere che ci siano state delle influenze da parte sua che affiorano nella mia narrativa, ma sono influenze inconsapevoli. Comunque Dick è un autore che mi piace tantissimo.

Nella trilogia di romanzi La notte del drive-in hai scelto il drive-in come ambiente principale della storia, come mai questa scelta?

Ci sono molte motivazioni sul fatto che io abbia scelto il drive-in come luogo di quella trilogia di romanzi. Quando ho cominciato a scrivere il primo romanzo, volevo rendere omaggio innanzitutto ai film horror, e al divertimento che proviamo nel guardarli, e allo stesso tempo di rappresentare quanto sia strana l’idea che ci piace guardare cose che sono comunque raccapriccianti. In un secondo momento, volevo dare un senso satirico ad un aspetto importante della nostra vita e cioè che l’uomo è sempre alla costante ricerca di un qualcosa in cui credere e dare una risposta alla domanda fondamentale del perché esistiamo. Molti, per rispondere a questo quesito esistenziale, fanno leva sulla religione, sull’astrologia, sulla numerologia e su un sacco di sciocchezze che ci possono venire in mente, ma alla fine quella sul perché siamo qui resta domanda che non ha una risposta. 

Quanta influenza hanno avuto i fumetti sulla tua formazione di scrittore?

I fumetti non solo mi piacciono tantissimo, ma ho addirittura imparato a leggere attraverso di loro, quando ero un bambino. Credo che i fumetti, molto prima della letteratura, siano riusciti a mescolare i generi fra di loro e questa è una cosa che mi intriga tantissimo.

A proposito di fumetti, sei stato l’autore di alcune sceneggiature per Batman. Pensi di ritornare, prima o poi, a scrivere ancora per il mondo dei comics?

È stata una bella esperienza scrivere storie su Batman. Se la DC Comics (la casa editrice che pubblica i fumetti di Batman ndr) mi chiama e io ho il tempo, lo farò molto volentieri.