Mentre attraverso dei flashback scopriamo la durezza della vita ad Alcatraz e l’atteggiamento tirannico del direttore e vicedirettore, nel presente Sylvane raggiunge un armadietto, nel quale trova una pistola. Sylvane ha un bersaglio, un uomo che nella sua cassaforte ha un sacchetto nero, che contiene una chiave. Ma recuperarla, non è l’unica missione che gli è stata affidata. Rebecca e Hauser lo raggiungono, ma non riescono a impedire l’omicidio, né a fermarlo. E non sembra esistere alcun rapporto tra lui e l’uomo che custodiva il sacchetto. Era un bersaglio, per motivi ignoti.
Negli anni Sessanta, rivediamo Sylvane in infermeria: gli stanno prelevando molte fiale di sangue e un uomo misterioso gli parla da dietro un separè bianco: gli dice che qualcosa sta succedendo sottoterra, sotto quella che viene chiamata “la fossa” e che sta per accadere qualcosa di terribile sull’isola. Quando Sylvane gli chiede il nome, l’uomo risponde che lui è solo un numero, il 2002. Ai giorni nostri il fuggitivo raggiunge l’ultimo destinazione della sua missione: la casa del fratello, ora invecchiato, che all’epoca sposò sua moglie.
Il cimitero dove è sepolta la moglie, morta da quattro anni, è il punto in cui tutti i personaggi si ritrovano: Sylvane, Rebecca,Hauser e Soto. Ma l’ex carcerato non risponde alla domande, vuole solo che Rebecca lo uccida. Sylvane viene ferito e Hauser comunicherà, poi, che è stato inserito in una prigione sotto falso nome e condannato all’ergastolo. Inoltre, accetta di inserire il duo nella sua misteriosa indagine, anche se si guarda bene dal raccontare tutto quello che sa, tranne che i fatti sono cominciati molto tempo prima. E non potrebbe essere più vero: era lui uno dei due agenti che nel 1963 trovò l’isola completamente deserta.
Sul finale, scopriamo anche la verità sul destino di Sylvane: Hauser ha ricostruito una versione più moderna del carcere, nascosto sottoterra in un bosco. E prima di rinchiuderlo nella cella che occupava nell’Alcatraz originale, Hauser dice a Sylvane che non rimarrà solo a lungo.
E questo è solo l’inizio: è una mattina tranquilla, la gente si diverte alle giostre e un uomo osserva la scena dall’alto, sorridendo e ripetendo la cantilena “47 sono le doghe della staccionata, uno, due, tre…” sorride mentre mangia un panino, prepara un fucile, prende la mira e uccide tre persone.
Negli anni Sessanta un nuovo ospite arriva ad Alcatraz: è Ernest Cobb (Joe Egender), uno psicopatico arrestato dopo aver ucciso dodici persone con un fucile di precisione dell’epoca. Con il suo arrivo scopriamo anche il direttore del carcere, Edwin James (Jonny Coyne), un uomo spietato che dirige il carcere come se fosse il suo regno privato.
Ai giorni nostri, Rebecca segue la pista del cecchino, scoprendo che era stato usato lo stesso fucile preferito da Cobb e che proprio lui era ricomparso in un negozio di armi, dove aveva acquistato la sua arma preferita.
L’indagine sembra procedere velocemente e viene immediatamente scoperto il posto in cui si nasconde Cobb. Solo quando è troppo tardi i protagonisti scoprono che si trattava di una trappola: Cobb è appostato dalla parte opposta del palazzo e spara a Lucy Banerjee, mandandola in coma. L’uomo aveva sempre avuto un suo particolare modus operandi, mentre lei sembra essere qualcosa di diverso: esattamente come accaduto con Sylvane, anche in questo caso, Cobb aveva un bersaglio preciso, come se gli fosse stato indicato espressamente. Ma il tempo sta per scadere: l’assassino in precedenza aveva sempre colpito in tre posti diversi per poi sparire e Cobb ha già colpito due volte. Per arrivare a capire la sua mentalità, Rebecca entra nella cella di isolamento occupata negli anni Sessanta da Cobb e passa la notte analizzando i suoi oggetti, quello che poteva vedere. Di lui si sa che voleva ad ogni costo stare in isolamento, che non sopportava la compagnia di nessuno e che fissava incessantemente una lontana finestra, che guardava verso San Francisco. E finalmente la detective capisce quale sarà il suo prossimo bersaglio.
L’uomo viene finalmente catturato e Hauser, senza battere ciglio gli spara alla mano destra. Una volta portato nel carcere segreto, hauser svela il suo odio nei confronti dell’uomo che ha mandato in coma la sua collaboratrice, dicendogli che desidererà di essere ucciso.
Infine, in un colpo di scena totalmente inaspettato, negli anni Sessanta il direttore del carcere si incontra con Cobb e gli comunica che uno specialista si occuperà di analizzare la sua psiche, per scoprire le sue motivazioni. Lo specialista è una donna e quando si presenta scopriamo che si tratta nientemeno che di Lucy Banjaree.
Ma questo è solo l'inizio dei segreti che nasconde Alcatraz.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID