Il duemiladodici sarà l'anno di Mass Effect 3, anche solo per il fatto che si tratta del gran finale di una delle saghe più ambiziose del digital entertainment, e di Bioshock Infinite: Ken Levine non ha mai sbagliato un colpo e punta molto in alto con questo seguito sui generis dedicato all'eccezionalismo americano ambientato su una città volante. Ma la sorpresa potrebbe arrivare dal Giappone, che il mese prossimo lancerà, anche in Italia, la risposta nipponica a Deus Ex. Si intitola Binary Domain ed è l'ultima fatica dello studio guidato da Toshihiro Nagoshi responsabile dei vari Yakuza, di cui quest'anno sbarcherà in Europa lo spin-off in salsa zombi, Yakuza: Dead Souls. Tra i produttori del gioco - uno sparatutto alla Gears of War che verrà pubblicato da Sega, lo stesso editore di un altro straordinario third person shooter, Vanquish - Jun Yoshino, figlio di un dirigente della Kawasaki Robotics. Binary Domain racconta proprio il mondo dei robot.
Siamo alla fine del XXI secolo, in una ultratecnologica Tokyo nella quale i robot sono ormai diffusi e utilizzati comunemente per ogni scopo, ma sempre seguendo rigidi protocolli, siglati decenni prima dalla comunità internazionale, in modo da conservare ben distinto il confine tra uomo e macchina. “La robotica sta avanzando a una velocità incredibile” riflette Nagoshi. “Si iniziano già a vedere robot in grado di replicare persino i nostri movimenti più complessi. Tutte le volte che li guardo rimango impressionato dal livello di tecnologia che abbiamo raggiunto. Oggi siamo ancora capaci di osservare questa evoluzione con tranquillità, ma cosa accadrebbe se un giorno riuscissimo a creare un robot che avesse il nostro identico aspetto e possedesse un'intelligenza artificiale con cui pensare da sé? Saremmo in grado di mantenere la calma o ci sentiremmo minacciati?”. Il futuro di Binary Domain nasce in seno a quella paura, che ha spinto i governi a promulgare leggi restrittive, ma non impedisce al Paese del Sol Levante di essere sconvolto, quando per le strade della capitale cominciano a confondersi tra la folla i primi robot in tutto e per tutto simili agli uomini alla testa di una ribellione delle macchine contro i vecchi padroni.
Sulle tracce del loro inventore viene inviata la squadra speciale del protagonista, che dovrà farsi largo a fucile spianato in un thriller ricco d'azione giocato sulla diffidenza di non sapere mai con sicurezza chi si ha davanti. Balzano subito alla mente Blade Runner e Ghost in the Shell. Gli autori citano come fonti di ispirazione principali Terminator e Io, Robot. Mentre gli appassionati di videogame giapponesi si ricorderanno di Snatcher, l'avventura cyberpunk di Hideo Kojima, il papà di Metal Gear Solid, con cui Nagoshi condivide un po' la scuola caratterizzata, anche in Yakuza, dall'enfasi cinematografica della narrazione dove le fasi di gioco sono accompagnate da lunghe sequenze filmate di taglio melodrammatico. In Binary Domain, entrambe verranno influenzate da un inedito fattore interattivo, che oltre ai dialoghi analizzerà il comportamento sul campo di battaglia per definire i rapporti tra i personaggi, i quali potranno essere più o meno collaborativi a seconda di come si è gestita in azione la squadra, lasciando in eredità un curioso incipit metareferenziale, al di qua e al di là dello schermo, attorno al tema cardine dell'intelligenza artificiale.
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