Ha riportato alla luce una serie che correva il rischio di venire dimenticata, ma soprattutto è stato in grado di riscriverla, dando nuova vita nei videogame a un intero genere, il cyberpunk. Anche per questo, Deus Ex: Human Revolution si è attestato come il gioco di fantascienza più significativo del 2011. La dimostrazione che pure i videogame possono occuparsi di questioni scomode, come i meccanismi di manipolazione dei mass media nell'era di internet o le implicazioni sociali e culturali delle più recenti scoperte scientifiche, spesso già sotto i nostri occhi, ma che ci accompagneranno, con i loro interrogativi, sempre più nei prossimi decenni.
“In primo luogo – spiega Mary DeMarle, la scrittrice che ha curato la storia del gioco - abbiamo voluto esplorare il concetto di transumanesimo e se sia legittimo o no utilizzare la tecnologia per modificare radicalmente la biologia umana. Ciò conduce a riflettere su cosa significhi essere un uomo, sul perché le persone fanno le cose che fanno e su quanto sia importante per ciascun individuo esercitare sempre il controllo su qualcosa, che si tratti della tecnologia, del mercato, della società o del proprio corpo, della propria vita e delle proprie decisioni. Ma volevamo anche ragionare su quali fossero i possibili effetti di certa tecnologia sulla società, le disuguaglianze che possono scaturire in uno scenario simile e naturalmente sottolineare il potere e l'influenza in mano alle multinazionali nel mondo di oggi”.
Mary DeMarle sarà protagonista di una lunga intervista che potrete leggere per intero sul numero 65 di Robot nella quale si parla appunto dell'ultimo Deus Ex, un titolo da cui potrebbe sorgere una nuova, interessante stagione per la fantascienza digitale. “Per me il ruolo della fantascienza è sempre stato quello di occuparsi di questioni difficili, rilevanti per il nostro tempo; futuri e realtà alternative ci permettono semplicemente di analizzare i problemi in maniera più tranquilla. Cullati dal senso di sicurezza instillato dal contesto narrativo, possiamo approfondire idee, argomenti, temi che altrimenti sarebbero considerati tabù. I videogame di fantascienza dovrebbero fare la stessa cosa. Se non avviene, se al contrario, per esempio, si appoggiano al genere per allontanarsi il più possibile dalla realtà, allora dal mio punto di vista non hanno compreso la vera forza della fantascienza”.
Deus Ex: Human Revolution è ambientato nel 2027, venticinque anni prima dell'originale. Racconta la vicenda di Adam Jensen, il responsabile della sicurezza di un'azienda specializzata in protesi bioingegneristiche. Sopravvissuto a un terribile incidente, diventa la cavia perfetta per la sperimentazione di avveniristici impianti cibernetici, in un mondo in cui pian piano si sta affacciando, non senza clamore, un uomo nuovo, fatto non solo di carne.
“Che ci crediate o no, non penso che le tecnologie descritte in Deus Ex: Human Revolution siano tanto lontane, a parte ovviamente alcune, come il sistema Icarus, che potrebbe benissimo rimanere pura fantasia. Quando abbiamo iniziato a lavorare al gioco, abbiamo dedicato molto tempo allo studio delle attuali tendenze tecnologiche. Volevamo capire cosa si sta muovendo nel campo delle nanotecnologie in modo da prevedere meglio dove ci porteranno le innovazioni di domani. Siamo stati fortunati di aver potuto contare nelle nostre ricerche sull'apporto di Will Rossellini, cofondatore e amministratore delegato di MicroTransponder, una società che si occupa di apparecchi per la neurostimolazione. Will è un grande fan del primo Deus Ex e ci ha aiutato affinché potessimo mostrare una scienza più credibile. Parecchie descrizioni tecniche inserite nel gioco derivano da articoli che mi ha suggerito lui. Per Human Revolution, ho davvero letto moltissimo: testi di filosofia, contributi di futurologi come Ray Kurzweil e Bill Joy, biografie e saggi storici su famosi inventori, capi di stato, industriali...”.
Deus Ex: Human Revolution, pubblicato per Pc, Ps3 e Xbox 360 da Square Enix, è stato il titolo di debutto di Eidos Montreal, di cui fanno parte veterani della scena canadese, che hanno lavorato in passato a produzioni come Assassin's Creed, Prince of Persia, Splinter Cell. La stessa Mary DeMarle in precedenza si era occupata della serie Myst per Ubisoft e della trama della space opera Homeworld 2 di Relic Entertainment. Vincitore di numerosi premi, Deus Ex: Human Revolution ha proiettato subito il neonato team nell'olimpo dei migliori sviluppatori di videogame, oltre a rappresentare una delle pagine più felici della fantascienza digitale degli ultimi anni. Potrete leggere l'intervista completa all'autrice nelle prossime settimane, sul primo numero dell'anno di Robot (www.delosstore.it/riviste/scheda.php?id=51).
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