Cosa è accaduto a Firenze l’altro ieri in due parole: Gianluca Casseri, cinquant’anni, ha sparato a diverse persone di colore nel centro della città, uccidendone due e ferendone altre tre. E ha concluso la sua parabola sparandosi alla testa. Gianluca Casseri era un appassionato e uno scrittore fantasy.
In tutta sincerità penso che la gravità del gesto, la tragedia delle morti e il pericolo del conflitto sociale causato da un atto a sfondo razzista di tale violenza siano di diversi ordini di grandezza più importanti della discussione che è nata nel fandom al riguardo. Tuttavia, noi qui ci occupiamo di fantascienza e fantasy, non di cronaca nera o di politica, per cui il tema che ci troviamo ad affrontare è legato al fatto che Gianluca Casseri era un membro del fandom del fantastico. Verrebbe quasi da dire “uno di noi”, anche se ci riesce davvero difficile concepire una qualunque tipo di apparentamento con una persona del genere. Questo fatto ha scatenato infinite polemiche sulla connessione tra fantasy e fascismo, violenza e quant’altro.
E su questo tema voglio spendere due parole, perché non mi piace il clima che sembra essersi addensato sulla questione.
Da una parte, ovviamente, ci sono stati gli articoli di quotidiani e mezzi di informazione generalista di vario ordine e grado che hanno scritto articoli sul personaggio Gianluca Casseri, hanno ovviamente parlato del fatto che si occupava di fantasy e, in misure diverse, hanno fatto dei collegamenti tra questa passione e il fatto di essere (dichiaratamente) fascista, razzista e antisemita, se non addirittura quello di andare in giro a sparare alla gente.
“La fantasy è di destra?” è una polemica che in Italia è vecchia di decenni, dai tempi in cui il Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del Movimento Sociale) organizzava i “Campi Hobbit”, dagli scritti di Zolla sull’opera di Tolkien e così via.
Che un genere possa avere di per sé una connotazione politica è un’idea che appare ridicola se si dedicano appena un paio di minuti alla sua analisi. È vero che il fantasy classico abbonda di ambientazioni monarchiche, di eroi che si rivelano tali per diritto di sangue, dell’uso di miti nordici. È anche ovvio che il fantasy non è tutto qui, che uno schema può essere ribaltato, che presumibilmente il 90% degli scrittori fantasy non si pone obiettivi politici e forse non si pone neppure il problema, che esistono parecchi e ben noti casi di scrittori fantasy decisamente di sinistra.
È vero però che in Italia in particolare dagli anni settanta di è andato formato un ambiente culturale che ha promosso il genere fantasy e che non nascondeva il proprio orientamento politico verso destra. Parlo di persone anche di elevata cultura come Gianfranco De Turris, Alex Voglino, Adolfo Morganti, tutti anche con ruoli di diverso tipo nel panorama politico.
È anche vero che da quell’epoca il fandom del fantasy è enormemente cambiato, oggi è composto da una larga base giovanile senza alcuna connotazione politica, gli autori di riferimento sono del tutto diversi. Di quel gruppo di intellettuali che fino a una quindicina di anni fa rappresentava una larga fetta del fandom italiano del fantasy, oggi restano pochi individui diversi dei quali scarsamente attivi.
All’epoca il fantasy era una nicchia per pochi, oggi è un fenomeno popolare. Pretendere di dare al fantasy una coloritura politica nel 2011 è semplicemente ridicolo.
Dall’altra parte, e questo in un certo senso mi preoccupa di più, sento e leggo in alcuni blog attacchi proprio contro quell’ambiente culturale di cui parlavo, e del quale Gianluca Casseri faceva parte, come se fosse direttamente responsabile degli eventi di martedì.
Ho letto commenti che arrivavano quasi ad attribuire a Gianfranco de Turris quasi un ruolo da istigatore alla violenza. Ho letto frasi come “bisogna fermarli”, “bisogna impedirgli di portare avanti certe idee”. E sinceramente sono rabbrividito.
Dirò una cosa su cui forse qualcuno non sarà d’accordo. Non penso che essere razzisti o antisemiti voglia dire andare in giro a sparare alla gente. Sono convinto che Casseri, come Breivik o Amrani, fossero persone con seri problemi mentali che hanno raggiunto un livello di rottura. Penso che se Casseri invece che essere razzista fosse stato appassionato di calcio avrebbe sparato lo stesso, magari a due juventini anziché a due persone scelte per il colore della pelle.
Opinione personale, per carità, ma per quanto de Turris e le sue idee non siano mai stati molto in alto nelle mie simpatie, insisto nel dire che è molto diverso avere idee – che poi nel caso specifico di de Turris non mi risultano essere vicine al fanatismo di Casseri – dall’andare a sparare alle persone. Chi pensa che un certo ambiente culturale possa portare a questi eventi non è diverso da chi crede che ascoltare heavy metal porti al satanismo, che i ragazzi siano violenti perché leggono fumetti o che possano diventare omosessuali se vedono Xena baciare Olimpia.
Condivido, intendiamoci, l’opinione che certe idee vadano combattute. Che alcune di esse possano anche essere socialmente pericolose. Ma non collegandole a fatti di questo tipo, non con l’obiettivo di “far tacere” chi dice cose che non piacciono, non con il linciaggio.
Aggiornamento. Mi hanno riportato all'attenzione questo articolo, scritto sette anni fa, e ho trovato diverse cose che, col senno di poi ma a essere onesti anche col senno di allora, trovo sbagliate. Lascio il pezzo com'era – non credo nelle operazioni stile Ministry of Truth per riscrivere il passato, quel che è fatto è fatto – ma sento il bisogno di commentarmi.
Nell'articolo sostengo, in sostanza, la tesi secondo cui Casseri era uno fuori di testa e la gravità delle sue azioni non erano la diretta conseguenza delle sue idee politiche. Questa tesi negli ultimi anni viene usata spesso, anche nella variante "mele marce" quando si tratta di pubblici ufficiali (in realtà apparentemente coperti e protetti da gerarchie e colleghi), per controbattere ai gridi di allarme sull'emergere di un clima di violenza fascista sempre più evidente.
Il clima nel 2011 era molto diverso; molte cose sono successe da allora. La destra tradizionale che in qualche modo cercavo di separare da questo eversivismo violento è stata soppiantata dalla destra populista, che non ha nulla di intellettuale. A Fini si è sostituito Salvini, a McCain si è sostituito Trump. Le cose, in quell'ambito, hanno preso una china decisamente più pericolosa.
Tuttavia, oggettivamente sbagliavo, in particolare quando dicevo che essere razzisti o antisemiti e andare in giro a sparare alla gente sono due cose diverse. Essere razzisti è sparare alla gente. Non con armi da fuoco, forse, ma con armi altrettanto violente, armi che ti lasciano la vita ma te la tolgono buttandoti sulla strada, emarginando i tuoi figli, cancellando il tuo futuro. Nel 2011 queste erano cose di altri mondi e altri tempi, oggi sono diventati la quotidianità, e forse se nel 2011 si fosse fatta più attenzione e si fossero considerati certi eventi non come gesti estemporanei di un pazzo ma come campanelli d'allarme magari oggi la situazione potrebbe essere un po' diversa. (S*)
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