Non c'è dubbio che i due film a base di supereroi più attesi siano Il cavaliere oscuro - il ritorno e The Avengers. Se però da una parte Christopher Nolan ha costruito un suo mondo con sue regole personali avendo a che fare con un solo personaggio, dall'altra Joss Whedon si è ritrovato a dover mettere insieme e dare una forma univoca a un puzzle iniziato anni fa.
Intervistato da Yahoo, il regista ha spiegato come è riuscito a creare un gruppo perfettamente funzionante. "La parte più difficile è che non solo gli attori hanno già interpretato prima i personaggi, ma sono anche superfamosi, per cui devi guadagnarti la loro fiducia, devi dimostrare loro che vuoi collaborare per ottenere il risultato migliore."
Per ottenere la loro fiducia, il primo passo è stato "sedersi con ognuno di loro e parlare dei miei desideri e delle loro idee, ancora prima di scrivere la sceneggiatura. Così loro si rendevano conto che erano parte del processo creativo e se c'erano parti che non avevano senso o non funzionavano, potevano dirlo senza problemi." Naturalmente, un altro aspetto che dovevano capire era che "si trattava comunque della mia visione e che ci sarebbero state cose che non potevano rientare nel quadro generale".
L'incontro con Robert Downey jr ad esempio, ha rappresentato l'unione di due punti di vista diversi, in quanto Downey ha la tendenza a voler avere sempre un ritmo sostenuto e sempre fresco: "Sì, abbiamo due metodi diversi, ma avendo accumulato esperienza nella scrittura televisiva, so che molta parte del mio lavoro è gestire le situazioni al volo, improvvisare, provare nuove idee". Così i due hanno lavorato insieme per trovare un punto d'unione tra i due metodi "in modo che Robert si sentisse a suo agio rispetto a dove si stava andando, quello che veniva detto e che fosse consapevole di come ogni aspetto fosse parte del tutto". Ovviamente ci sono stati momenti in cui Downey chiedeva se era possibile provare un'altra situazione "e gli preparavo cinque o sei opzioni mentre lui si stava preparando al trucco. Perché per me tutta questa frenesia è divertente".
Anche Downey ha portato la sua visione sul futuro di Tony Stark: "Le conversazioni vertevano su domande del tipo Dov'è ora Tony Stark? Chi è ora, dove sta andando mentre passa da Iron Man 2 a Iron man 3? È un personaggio ormai così ben delineato che rimaneva da scoprire quanto si potesse ancora spingere oltre e cosa volevamo dire".
Quello a cui l'attore teneva di più era che Stark non sembrasse un uomo solitario e torturato interiormente. "Una cosa che capivo benissimo. Per cui è ancora un personaggio piacevole ed è un ottimo gregario, ma può ancora andare...beh, diciamo che mancava ancora un tassello ed è quello che lo ha fatto diventare un Avenger."
Discorso diverso per quanto riguarda Captain America: "So bene che è un personaggio un po' quadrato, che è consapevole di esserlo, come sa che il mondo è avanti di settant'anni rispetto a lui. Penso che la situazione sia disarmante. Empatizzo con questo personaggio: non so nemmeno chi siano i cantanti in voga adesso, per cui mi è stato facile scrivere per lui".
Anche con Chris Evans il rapporto è stato costruttivo: "C'erano situazioni nello script per cui Evans pensava che il suo personaggio sembrasse un idiota e io gli ho risposto che, in effetti, guardando il quadro generale, erano davvero fuori luogo. Chris era molto consapevole della dignità del suo personaggio, ma allo stesso tempo capiva perché cercassi un tocco di humor in un personaggio così separato dagli altri".
Discorso a parte per Mark Ruffalo, che interpreta per la prima volta Bruce Banner: "Io e lui abbiamo lavorato molto sul personaggio, per entrambi era la prima volta, ma avevamo a che fare con un supereroe che era stato già interpretato altre volte".
Ma avevano una traccia comune da seguire: "Entrambi eravamo consapevoli che la traccia da seguire era il Bruce Banner di Bill Bixby della serie tv, un uomo impegnato ad aiutare le altre persone. Pensiamo fosse più interessante delle ultime due versioni, in cui era impegnato solo a curare se stesso. Abbiamo passato molto tempo a parlare di cosa fa emergere Hulk, la natura della rabbia, come si sente".
E non solo, lo hanno testato sul campo: "Abbiamo provato vere scene di combattimento. Letteralmente, abbiamo preso imbottiture e provato movimenti, giusto per capire la fisicità di qualcuno che deve controllare questa forza, il modo in cui si muove nello spazio e come si relaziona con gli oggetti e le persone che ha intorno. Abbiamo scoperto che era molto imbarazzante ma allo stesso tempo molto delicato".
L'approccio con Nick Fury/Samuel Jackson è stato ancora diverso: "Credo che nei cameo realizzati nei film precedenti, abbiano solo chiamato Jackson e gli abbiano chiesto di essere se stesso, solo un po' più sopra le righe. Così ho detto a Samuel che il mio piano era vedere il peso che deve portare una persona che guida l'organizzazione più potente del mondo, la gravità del suo ruolo. Non che non ci siano stati momenti divertenti, ma credo che abbiamo aggiunto spessore al suo personaggio, con momenti anche commoventi".
La parte più difficile da girare per Whedon però non aveva a che fare con le massiccie esplosioni e le centinaia di auto che volavano da tutte le parti: "Abbiamo passato una settimana a girare il gruppo di personaggi che litigava. E io ho pensato se riesco a superare questa settimana, nessun proiettile potrà più colpirmi. Ed è stata una settimana complessa, ma è venuta fuori molto, molto bene".
E come ha gestito un dio in grado di creare lampi (Thor) e un uomo che usa arco e frecce (Hawkeye)? "In effetti è stato sicuramente più facile scrivere dell'uomo con arco e frecce che del dio, ma siamo riusciti a creare situazioni in cui tutti avevano uno scopo e tutti erano in pericolo, ma che potevano anche lavorare in gruppo, anche se sappiamo fin dal primo numero degli Avengers che non c'è motivo per questi personaggi di lavorare insieme".
Non ci resta che aspettare per scoprire l'epica impresa di Joss Whedon.
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