In epoca in cui dalle parti di Hollywood si "reboota" tutto quello che si può, o quantomeno tutto quello che può far intravedere un congruo margine di guadagno, non stupisce certo che qualcuno abbia avuto l'idea di riportare sul grande schermo Godzilla, il mostro più famoso dell'immaginario fantascientifico insieme a King Kong, anche se parlare di "mostro" in quest'ultimo caso è un po' improprio. In effetti Warner Bros e Legendary Pictures ci stanno provando già da qualche tempo, con idee oscillanti e un po' incerte. Ora però sembra che la cosa stia prendendo quota: dopo la scelta coraggiosa del regista, il giovane britannico Gareth Edwards (Monsters), è arrivata in questi giorni la scelta di un nuovo sceneggiatore, anch'egli un quasi esordiente.
Si tratta di Max Borenstein, giovane americano tuttofare, nel senso che si era fatto notare nel 2003 con la commedia Swordswallowers and Thin Men, pellicola dal grandioso budget di ben 2.500 dollari e per cui faceva produttore, regista, autore e attore. Da allora se ne erano un po' perse le tracce fino a quest'anno, in cui ha contribuito alla sceneggiatura dell'horror The seventh son, grossa produzione che avrà protagonisti del calibro di Julianne Moore (I figli degli uomini, Blindness - Cecità, Next) e Jeff Bridges (Tron: Legacy). Cavalcando l'onda verde che, fortunatamente, in questo periodo sta prendendo piede a Hollywood, Legendary ha deciso quindi di affidarsi a una coppia di under quaranta per scrittura e regia. Borenstein dovrà mettere mano a una versione iniziale di sceneggiatura già scritta da David S. Goyer (la serie di Blade, Jumper, FlashForward) e alla fine scartata da Warner.
Come è noto, Godzilla nacque negli anni cinquanta in Giappone, e inizialmente doveva trattarsi solo di un remake di una produzione americana della fine degli anni trenta, Il risveglio del dinosauro, nata nell'ambito del filone generato proprio dal grande Kong. Ben presto però Godzilla acquistò vita e fama proprie, dando il via a una saga che conta ventinove film ufficiali, l'ultimo dei quali prodotto nel 2004, più una sterminata serie di cloni ed emuli. Ma, cosa più importante, da banale scopiazzatura Godzilla è diventato il simbolo di una visione della fantascienza tutta giapponese, in cui il mostro che devasta le città simboleggia l'orrore per la tragedia atomica subita dal Giappone durante la seconda guerra mondiale con relativa catarsi, e che diede origine anche a tutto il filone animato dei giganteschi robot combattenti alla Goldrake. Simbologia del tutto assente dal primo discutibile tentativo di remake americano del 1998, firmato da "Mr. catastrofe" Roland Emmerich, mentre il Godzilla originale col passare degli anni si evolveva da mostro distruttore a difensore della patria contro mostri e alieni sempre più improbabili.
Per il nuovo reboot, che dovrebbe uscire soltanto nel 2014, la scelta di Edwards alla regia sembra indicare la volontà di percorrere una strada forse meno spettacolare e più realistica. Il suo Monsters, purtroppo mai distribuito in Italia, raccontava con piglio dinamico una storia di contaminazione di una vasta zona del Messico che dava origine a varie mutazioni genetiche delle forme di vita, mescolando fantascienza, docufiction e analisi sociale. Il film, girato con solo due attori professionisti e un budget di mezzo milione di dollari, ne ha incassati più di quattro in giro per il mondo, ed è in cantiere un sequel. Alla Legendary si sono detti che Edwards forse poteva portare un contributo più vicino allo spirito originale di Godzilla. E la presenza ora di Borenstein potrebbe rinfrescare ulteriormente le idee.
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