Il sole brucia la pelle e da fastidio agli occhi se appena si alza lo sguardo, ma malgrado tutto il suo calore sembra che le pozzanghere ne rimangano del tutto immuni. Dentro di esse ristagna la fanghiglia puzzolente e persistente che sembra far parte di ogni singolo percorso di addestramento, che definisce la fatica e la sofferenza ancor più degli ostacoli da scalare e delle linee di filo spinato da tagliare. — Adesso voglio che tutti voi, e intendo tutti voi senza alcuna eccezione, vi mettiate a correre fino in cima alla collina e seguiate il percorso di guerra — il sergente istruttore agita una bacchetta in direzione del rialzo di terreno che si trova in fondo alla strada e che esce dal campo dal lato della mensa — È chiaro?Una cacofonia di voci si leva dai ranghi, una confusione che però è riconducibile a una risposta di valore militare — Signorsì, signor sergente istruttore! — Gli sguardi si disperdono verso la cancellata, cercando di seguire la bacchetta che trema visibilmente. Il sergente si afferra il polso con la mano libera per ridurre gli spasmi, ma con scarso successo.— Sapete dove dovete andare, comunque. Lo sapete meglio di me — gli occhi del sergente faticano a dirigersi verso la collina di addestramento.

— Signorsì, signor sergente istruttore!

— E allora muovetevi, vermi che non siete altro! Muovetevi prima che mi muova anche io e vi superi. Avanti.

Il reparto si volta sul proprio lato destro, anche se alcuni dei soldati sulle prime sbagliano direzione, e inizia a correre. Gaetano, che si trova nella seconda fila e sul margine giusto della formazione, e che ha imparato ormai a riconoscere la destra dalla sinistra grazie a un ingegnoso stratagemma, si ritrova tra quelli che stanno davanti. È una fortuna, perché affronterà le buche piene di fanghiglia quasi per primo, evitando così almeno metà degli schizzi.

Quando passa accanto al sergente istruttore, questi ha lasciato la bacchetta e sembra che con la mano stia contando dei soldi. A Gaetano la cosa pare strana perché non è giorno di paga.

Il percorso di addestramento è duro, ma fa parte della preparazione di tutti i buoni soldati. Non si può diventare dei buoni soldati, e quindi onorare la Patria con le proprie gesta, se non si è ben preparati.

— Av-avanti… — Gaetano incita gli altri mentre si avvicina al primo fossato. Quando giunge sul ciglio, si ferma per prendere lo slancio. Con un’ampia falcata spinta dalla gamba destra, che appunto ha ormai imparato a distinguere, supera il metro che lo divide dall’altro lato, ma comunque atterra pesantemente e finisce in ginocchio. Vede il terreno polveroso farsi vicino fino a quando le braccia forti di Daniele non lo sorreggono e interrompono la caduta.

— Forza, amico! — recita la voce calda del suo compagno di squadra.

Gaetano si rialza e ricomincia a correre. Fermarsi troppo significa anche il rischio di essere travolti dai soldati che sono più indietro e che si preparano a saltare la buca. Una caduta generale non darebbe alcun contributo alla prova e il sergente istruttore non ne sarebbe certo molto contento.

— Grazie, Daniele!

— Prego, prego… — cantilena questi in risposta.

Daniele è uno dei suoi migliori amici in tutta la squadra, e quindi in tutto il reparto, e di conseguenza in tutto l’esercito. La prima volta che l’ha visto credeva fosse cinese. — Hai la faccia da cinese, Daniele! — gli ha detto e lui, con il suo corpo basso e tozzo, il collo grosso e il faccione, gli ha risposto che no, che non è cinese, anche se il taglio degli occhi lo può far pensare. E poi, quando Gaetano ha iniziato a preoccuparsi per il fatto di averlo offeso, Daniele per tutta risposta lo ha abbracciato. E così sono diventati amici.