Siamo nel 2011. Con gli occhi di un appassionato di fantascienza del secolo scorso questo post-2000 può sembrare deludente: non viaggiamo tra le stelle, non abbiamo colonizzato i pianeti, la fame nel mondo c'è ancora e quando guardiamo avanti lo facciamo più con timore che con curiosità. Eppure, abbiamo raggiunto un traguardo che, anche se gli scrittori di fantascienza non l'avevano previsto, è straordinario; forse anche più straordinario della colonizzazione dello spazio.
L'accesso universale alla conoscenza.
Quindi internet, il personal computer, wikipedia, Google, la comunicazione interpersonale e sociale. Tutta una serie di cose che messe assieme stanno cambiando radicalmente il mondo, e lo faranno sempre di più man mano che le persone si abituano a utilizzarle e le rendono sempre più parte della propria vita.
Una rivoluzione che ha avuto innumerevoli protagonisti, ma al cui vero centro, a mio avviso, c'è stato Steve Jobs. Uno studente che non ha concluso gli studi, figlio di un padre proveniente dalla Siria e di una madre americana con sangue pellerossa, adottato e cresciuto da un ferroviere.
Steve Jobs non ha inventato il computer, non ha inventato internet; non ha neppure inventato l'interfaccia grafica, lo smartphone o il tablet. Ma è stata la persona in grado di capire come fare le cose per ricavarne il massimo potenziale, e grazie al quale sono diventate di uso comune e hanno cambiato il mondo.
Jobs è stato l'artefice della diffusione del computer ed è stato anche il primo che ha capito che il suo ciclo era giunto al termine, intuendo che la vera necessità per il mondo del XXI secolo era avere internet, non più solo sulla scrivania, ma sempre a portata di mano.
Molti in queste ore lo definiscono un genio, ma credo che la vera dote di Jobs fosse soprattutto la capacità di porsi degli obiettivi e di perseguirli con decisione, senza cedere alle critiche e accettando di rado suggerimenti, senza scendere a compromessi e senza mai mollare.
I prodotti pensati da Steve Jobs vanno dritti al loro obiettivo. Fanno quello che devono fare e lo fanno nel migliore dei modi, e anche se qualcuno si lamenta che manca questo, che manca quello, che altri sistemi sono più aperti e possono fare anche qualcos'altro, è quello del mercato l'unico giudizio che conta, alla fine. E il mercato dice che ha ragione lui.
Jobs ha indicato delle strade, e le ha indicate con precisione. Poi c'è chi esplora le vie laterali e riempie i buchi delle nicchie; serve anche quello. Immaginare come sarebbe stato il mondo senza Steve Jobs è difficile, ma certamente sarebbe stato meno interessante.
Possiamo paragonare Jobs al personaggio di Robert Heinlein D.D. Harriman che aveva l'obiettivo di conquistare la Luna. L'obiettivo di Jobs era creare prodotti il più possibile vicini a un ideale di perfezione che ne includeva tutti gli aspetti, funzione, usabilità, estetica. Venderne tanti, in fondo, era soprattutto la logica conseguenza dell'aver raggiunto questo risultato, che poteva essere perseguito solo con l'avidità di chi non si accontenta mai e con la follia di chi è capace di perseguire il suo sogno a discapito di tutto il resto.
Speriamo che nelle prossime generazioni ci sia chi sappia rimanere altrettanto avido e altrettanto folle.
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