Al lettore italiano di letteratura fantastica il nome di Vittorio Curtoni riecheggia quale sinonimo di “fantascienza”, al pari di scrittori americani quali Isaac Asimov o Philip K. Dick. E come per questi ultimi, la parola che meglio sintetizza oltre quarantacinque anni di carriera letteraria è senza dubbio quella di “Maestro”. Basterebbe citare il fatto che lo scrittore piacentino è il curatore di Robot, entrata di diritto nell’immaginario dell’appassionato come la miglior rivista di fantascienza italiana, ma si farebbe un enorme torto anche al Curtoni-traduttore, al Curtoni-curatore di collane, al Curtoni-saggista, al Curtoni-giornalista. E soprattutto al Curtoni scrittore.
L'uscita di Bianco su nero, una nuova antologia edita dalla Delos Books, è l'occasione giusta per provare a fare il punto sull'attività del Curtoni-scrittore. L'antologia è, a tutti gli effetti, un evento, visto che dell’autore piacentino sono state pubblicate solo quattro raccolte di storie, un solo romanzo lungo e alcuni romanzi brevi. Le antologie sono: La Sindrome Lunare e altre storie (Speciale Robot 6, Armenia Editore, 1978), Retrofuturo (Shake Edizioni, 1999) e Ciao futuro (Urania n. 1406, Mondadori, 2001) - e non possiamo non citare il romanzo Dove stiamo volando (Galassia 174, La Tribuna, 1972).
Nato a San Pietro in Cerro (Piacenza) il 28 luglio 1949, come per molti professionisti del settore, il suo approccio al mondo editoriale è iniziato con le fanzine, le riviste amatoriali realizzate da e per gli appassionati. Alla metà degli anni Sessanta fonda, con Luigi Naviglio, la fanzine di fantascienza "Nuovi Orizzonti", dove pubblica i suoi primi racconti e articoli. Ma la carriera da professionista è dietro l'angolo: nel 1969, a soli vent'anni e con Gianni Montanari, assume l'incarico di curare Galassia (quindicinale di fantascienza) e lo Science Fiction Book Club (collana aperiodica di volumi destinati alla libreria) per l'editore La Tribuna. In seguito, diventa redattore per l'editore Armenia e dal 1976 al 1978, fonda e cura la rivista Robot che si attesta immediatamente come una pubblicazione unica nel suo genere, dove i racconti dei migliori scrittori americani e inglesi si fondono armoniosamente con un apparato critico senza precedenti: ritratti d'autore, articoli d'attualità sulla fantascienza cinematografica e letteraria, rubriche sul fumetto e sui temi classici della science fiction, senza dimenticare interviste, notizie e la rubrica della posta. Il fiore all'occhiello sono alcuni interventi anche polemici che scuotono il panorama letterario fantascientifico dell'epoca.
La rivista cessa le pubblicazioni dopo quaranta numeri ma Curtoni ne abbandona la cura già al numero trentuno, quando dopo tre anni la pubblicazione sembra non riscuotere più l'entusiasmo dei lettori. Ma il dado è tratto: chiunque voglia realizzare una rivista di science fiction in Italia non può non avere come orizzonte che Robot e il lavoro di Curtoni.
Sempre per la Casa Editrice Armenia, cura altre riviste (Aliens, Omicron, La rivista di Isaac Asimov) e per altri editori varie collane librarie. In questo periodo, l'Editrice Nord pubblica nel 1977 Le frontiere dell'ignoto. Vent'anni di fantascienza italiana, un saggio sugli autori italiani di science fiction, anche questo ricordato come uno dei migliori interventi critici e vincitore nel 1978, a Bruxelles, del premio come miglior saggio europeo sulla fantascienza. Ancora, nel 1978, con Giuseppe Lippi, pubblica Guida alla fantascienza (Gammalibri), un'agile manuale sul fenomeno fantascienza a 360 gradi.
Dalla fine degli anni Settanta, tuttavia, la traduzione diventa la sua principale attività lavorativa, divenendo, di fatto, uno dei migliori del panorama editoriale.
Dopo un decennio di forzato ma voluto, silenzio - circa tra la metà degli anni Ottanta fino alla metà degli anni Novanta - Curtoni torna sulla scena editoriale, collaborando con le riviste Delos - per cui cura una rubrica in cui ricorda autori, fatti e personaggi della fantascienza - e Carmilla.
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