Chi non ricorda la Psicostoria, o Psicostoriografia? È la disciplina scientifica immaginaria che sta alla base del ciclo della Fondazione, una delle saghe fantascientifiche letterarie più famose di sempre e scaturite dalla fantasia e dalla preparazione scientifica del Buon Dottore Isaac Asimov. La premessa della Psicostoria, ovvero la capacità di predire il comportamento delle società umane su basi matematiche e statistiche, ha affascinato molti studiosi e ricercatori, ed è facile presumere che nel corso dei decenni in molti abbiano studiato la possibilità di realizzare davvero qualcosa di simile. Frenati in ciò dall'enorme difficoltà del compito e dalle risorse necessarie, soprattutto in termini di potenza di calcolo. Negli USA è stato fatto però un primo avvicinamento alla visione asimoviana, cercando addirittura elementi che consentivano di prevedere gli eventi della cosiddetta Primavera Araba.
Sul sito delle news della BBC è infatti comparso un articolo a titolo: Supercomputer predice le rivoluzioni, basato sulla pubblicazione di uno studio di Kalev Leetaru, ricercatore dell'Institute for Computing in the Humanities, Arts and Social Science dell'Università dell'Illinois. La ricerca si basa su un algoritmo denominato automated sentiment mining, e che Leetaru chiama più brevemente mood detection, cioé il rilevatore di stati d'animo. Nel corso degli anni Leetaru e il suo gruppo hanno racimolato una quantità enorme di articoli e studi partendo da fonti pubbliche governative come l'americano l'Open Source Centre, e private come l'archivio BBC Monitoring e quello del New York Times, andando indietro di decenni fino al 1945. In questo modo hanno raccolto qualcosa come cento milioni di articoli riguardanti praticamente ogni aspetto della vita sociale. Dopodiché hanno impostato l'analisi del contenuto degli articoli sulla base di due parametri: il mood, cioé se si trattava di buone o cattive notizie, e la localizzazione geografica della notizia.
La definizione del mood si è basata sulla ricerca, nel testo dell'articolo, di parole chiave come "orribile", "tragico", "buono" e così via, mentre la geolocalizzazione è stata definita cercando località specifiche come grandi città, capitali, eccetera. Tutto ciò ha consentito di tirare fuori da questa immensa base dati qualcosa come cento miliardi di relazioni. Per riuscire nell'impresa Leetaru si è appoggiato all'Università del Tennessee e al suo Nautilus, un supercomputer che mette insieme qualcosa come 1024 processori in grado di macinare 8,2 teraflops (trilioni di operazioni al secondo). Il risultato sfornato da Nautilus consiste in una serie di grafici che esprimono la variazione del mood in vari paesi negli ultimi decenni. Il grafico dell'Egitto, ad esempio, mostra picchi negativi dello stato d'animo nell'inizio del 1991 e nel 2003, in corrispondenza dell'inizio delle due guerre irachene, e nel gennaio di quest'anno con l'inizio della rivoluzione popolare. Risultati simili si sono ottenuti per la Libia e per i paesi balcanici negli anni novanta.
Intervistato dalla BBC, Leetaru ha addirittura dichiarato che l'analisi avrebbe permesso di individuare la presenza di Osama Bin Laden nel nord del Pakistan, anziché in Afghanistan. Naturalmente l'analisi finora si è svolta "a posteriori", il che la espone a facili critiche. La possibilità di fare questo tipo di analisi in tempo reale sarà il prossimo passo: "In realtà è molto simile agli algoritmi di analisi economica: se sai quello che è successo negli ultimi minuti, riesci a farti un'idea di ciò che accadrà nei prossimi". Questa è stata la dichiarazione di Leetaru, che molto onestamente ha aggiunto: "La prossima interazione consisterà nello scendere a livello di città e di interazione fra gruppi. Io paragono il sistema alle previsioni del tempo: non è perfetto ma è meglio che tirare a indovinare". Insomma, la Psicostoria per ora resta a guardare: un conto è prevedere fenomeni sociali di ampia portata, come del resto si tenta di fare da parecchio. Un altro conto è prevederli puntualmente, o addirittura guidarli come faceva la mitica Seconda Fondazione di Hari Seldon. Ma chi è disposto a escludere che qualcuno, da qualche parte nel mondo, non ci stia già pensando?
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