«Non fare il melodrammatico, Meyer» dice Bina. «E comunque non c’è di che.»«E adesso io cosa dovrei fare, a parte esserti grato per avermi tagliato le palle?» «Vedi tu, detective. Potresti magari cominciare a pensare al futuro, tanto per cambiare.»«Al futuro» dice Landsman. «Tipo cosa? Le automobili volanti? Gli alberghi sulla luna?»«Intendo il tuo futuro, Meyer.»«Vuoi venire sulla luna con me, Bina? Ho sentito che lì gli ebrei li prendono ancora.»
Tzaddik Ha-Dor: un momentaneo intervallo di redenzione
Le indagini rivelano che la vera identità della vittima risponde nientemeno che al nome di Mendel Shpilman. Figlio del Rebbe Verbover, noto eroinomane e omosessuale nonché scacchista di immenso talento, sono in molti a ricordarsi di lui benché da oltre vent’anni conducesse un’esistenza di emarginazione, continuamente in clandestinità. Fin dall’infanzia, infatti, Mendel Shpilman aveva dato prova di abilità straordinarie: autore di miracoli, venerato dalla sua gente come un profeta, con il tempo sempre più gente si era convinta che il giovane potesse essere l’atteso Messia, lo Tzaddik Ha-Dor, il Redentore atteso da epoche intere. La sua comparsa in un’era di grandi difficoltà per gli ebrei era stata salutata come il segno di un imminente riscatto. Almeno finché Shpilman non aveva abbandonato la futura moglie sull’altare, con gran disappunto per la sua famiglia, sparendo di fatto nel nulla. Fino a ricomparire, morto stecchito, nella camera 208 dell’Hotel Zamenhof.
Landsman e Berko raccolgono molteplici testimonianze sui poteri del ragazzo: tutte le persone entrate in contatto con lui raccontano del calore che s’irradiava dalla sua persona, un’aura di grazia e benedizione capace di estendersi al prossimo con provvidenziale tempismo.
Quando le indagini svelano che prima di riparare allo Zamenhof Shpilman era fuggito dal centro di Peril Strait, su una rotta a quanto pare servita da Naomi Landsman prima che il suo Cessna finisse distrutto in un incidente ponendo fine alla sua vita anticonformista e scapigliata, per Meyer Landsman l’investigazione sulla morte del presunto Tzaddik Ha-Dor assume i caratteri di uno scavo nel suo stesso passato. E la crescente convinzione di essersi fatto eliminare il possibile Redentore a qualche porta di distanza dal suo ultimo rifugio, senza minimamente beneficiare della sua positività, inizia a ossessionarlo, guidando la sua indagine sempre più a fondo nelle spire di quella che si prospetta come la più grande cospirazione dell’era moderna: un piano per restituire agli ebrei la loro Terra Promessa e tenerli in questo modo lontani da un’America di montante diffidenza antisemita, al prezzo però delle vite di civili arabi e di quanti vorrebbero evitare un nuovo conflitto con la comunità mediorientale.
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