Nelle tue ultime opere comparse su Urania - il romanzo Infect@ e i due romanzi de L’Algoritmo bianco, e ovviamente in Toxic@ - si può presumere una tua valutazione pessimistica della tecnologia, o meglio dell’uso che l’uomo ne ha fatto. È così? E qual è il tuo rapporto con le tecnologie?
Permettimi il termine, ma ho un rapporto piuttosto “tossico” con la tecnologia: provo fascinazione, ma anche una certa diffidenza e, soprattutto, non mostro di avere, alla prova dei fatti, alcun senso della misura. Non mi separo mai dai miei iPhone e iPod e me li porto a spasso come animali non completamente domestici, alla stregua di esotici lucertoloni da compagnia. Della tecnologia, confesso, mi affascina soprattutto il carattere meno... addomesticabile, quello per intenderci che è anche il più produttivo in termini creativi. Che un tasto funzioni come da manuale m’interessa eccome in veste di utente, ma poco o nulla come scrittore; anzi, lo troverei... mortalmente noioso. Il mio futuro è invece un campo di battaglia in cui uomo e macchina hanno diversi conti in sospeso l’uno con l’altro e sono sempre pronti a saltarsi reciprocamente addosso per i motivi più futili.
Non c’è dubbio che i tuoi due romanzi sono, comunque, una denuncia della straripante invasione dei mass media nella vita reale di tutti noi. Se pensiamo ai reality, ma anche a come i telegiornali ormai “narrativizzino” fatti di sangue e di cronaca nera. Cosa ne pensi di questo fenomeno?
Di questi tempi, la narcotizzazione delle coscienze - così come la mistificazione della verità - è un “morbo” al quale siamo tutti esposti, che lo si voglia o no. La tv ci somministra la nostra dose quotidiana, in una forma di facile assimilazione. I miei +toon sono ovviamente una metafora di questa dose e avendo il potere di sovrapporsi alla realtà ci costringono a venire a patti con loro, a interagire con un piano che non è quello in cui viviamo tu e io. Sono illusione che diventa carne, fumo che diventa cemento. C’è da chiedersi chi siano gli attori e chi gli spettatori. Nei due romanzi del ciclo l’unica neutralità possibile è mischiarsi e stare al gioco. Tant’è che i due poliziotti sono i primi ad arrendersi a delle regole che comprendono solo in minima parte. Si potrebbe dire “Non capisco, ma mi adeguo”. Possiamo discutere per ore se questo equivalga a una sconfitta o non sia piuttosto il sistema più arguto di sopravvivere…
Infect@ e Toxic@ formano già un ciclo, che potremmo chiamare “il ciclo dei +toons”, ma ci sono anche altri racconti che sono ambientati nello stesso universo: quali e quanti sono?
L’universo del ciclo è un po’ più complesso e articolato di quanto lascino intendere solo Infect@ e Toxic@: ho scritto fino a oggi nove racconti “di contorno”, veri e propri spin off che del filone principale riprendono o i personaggi o certe situazioni non approfondite nei romanzi. Sono usciti qua e là su Urania, on-line e nella mia antologia Infected Files della Delos Books, e altri saranno pubblicati a breve sempre su Urania e su Robot. È un modo per dare respiro a un mondo che nei romanzi - complice il dipanarsi delle storie in poche ore - è estremamente compresso.
Infect@ è stato opzionato per il cinema. Ci sono novità in merito? E, in ogni caso, come te lo immagini un film tratto da questo romanzo? Un cartoon, oppure un film con attori in carne ed ossa?
La novità importanti sono che a) l’opzione è stata rinnovata da poco, segno questo che c’è un forte interessamento per il progetto e che l’idea di farne un film sta in piedi a dispetto di non poche difficoltà, prima fra tutte quella di avere un budget adeguato; b) che è già stata scritta una sceneggiatura. Come mi immagino il film? Con attori in carne e ossa e cartoon realizzati con l’animazione tradizionale. E qualche ritocchino in digitale, giusto per non farsi mancare nulla. Grazie della chiacchierata, Delos. Stay tuned, anzi stay toon!
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