— Non si preoccupi, è solo un po’ d’emozione. È la mia ultima notte da vivo, capisce?— Non deve aver paura. Di là le sarà resa giustizia. — Sono io che devo rendere giustizia. Se Dio esiste davvero, sa cosa farò? Gli andrò vicino e gli sputerò nell’occhio.Il prete bussò con la nocca delle dita sulla porta.
— Lei non mi vuole, Me ne vado.
— No, per carità.
La paura era davvero arrivata, improvvisa come un fulmine in una notte d’estate serena, e gli faceva risuonare tutto il corpo di strani echi. Si alzò dalla brandina, si mise a sedere.
— Resti. Ho voglia di parlare.
Arrivò la guardia e spalancò la porta. Il prete gli disse che era stato un errore, d’andarsene e lasciarli soli.
C’era così buio nella cella.
— La rivoluzione — mormorò lui, — La rivoluzione. Ecco qui cosa mi ha dato.
— È pentito di ciò che ha fatto?
— No. Dovessi tornare indietro rifarei esattamente le stesse cose, tutte le stesse cose. Solo che non avrebbe senso.
— Perché dice questo?
— Perché niente ha senso. Ma ci pensi: stare a parlare con un prete il giorno prima della fucilazione. Le pare una cosa sensata?
— Cosa vorrebbe fare?
— Non lo so, non lo so, ma questa situazione è tutta da ridere. Lei non lo fa perché crede in Dio. Ma vedrà, è stato solo uno scherzo.
— Che cosa?
— Tutto. La vita e la morte. Di là rideremo da matti, a pensarci.
Rimasero in silenzio. Il prete tirò fuori dalla tunica un pacchetto di sigarette e glielo diede, dicendogli che era un dono del tribunale di guerra.
— Mao ha scritto — disse lui dopo un po’ — che la rivoluzione non è un invito a cena. È vero. Ma nemmeno la vita è un invito a cena. Cosa mi risponderebbe se le dicessi che sono pazzo di dolore al pensiero di abbandonare tutte le persone che amo?
— Lei deve consolarsi. Non c’è più scampo, vede. Cerchi di utilizzare questo giorno e questa notte per acquistare fiducia nei piani del Signore.
— Me ne frego — rispose. — Gliel’ho già detto, se Dio esiste io lo odio. E adesso mi dica un po’ come vanno le cose là fuori.
Restarono a parlare tutto il giorno, mangiarono assieme e risero, e quando verso mezzanotte pregò il prete di andarsene lui gli disse che era contento d’averlo conosciuto, e che per le persone di buona volontà c’è sempre un paradiso.
Poi cercò d’addormentarsi, ma il sonno era lontano milioni di chilometri da quel luogo.
La mattina fu fredda e nebbiosa. Lo vennero a prendere alle cinque e mezzo, il prete tornò a recitargli una preghiera che non si rifiutò di seguire, e poi lo condussero fuori in un cortile.
Il plotone era già schierato. Da altre due celle emersero Gianni e Mario, e quando s’incontrarono s’abbracciarono e si dissero ciao. Poi li bendarono, gli fecero fumare un’ultima sigaretta. Di tutto il resto sentirono solo l’ordine di aprire il fuoco.
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