Certo, quel tempo era migliore di altri... c’erano grandi sogni e grandi ambizioni, c’erano le radici d’un desiderio di conoscenza… che avrebbe richiesto però ancora molte e molte ère per maturare.Con un palpito di amarezza, capirono allora che non era quello il Tempo del Risveglio. Era solo un momento di transizione.
— L’epoca verrà quando il cielo risplenderà di nuove stelle, e quando il segreto dei Figli della Luce sarà risaputo da tutte le genti...
— Allora i Figli di Lhan del Cielo e della Terra potranno riunirsi, e vivere secondo le leggi della potenza cosmica dettate da Maytreia, il Creatore Supremo... Solo allora il Sonno dei Millenni potrà finire, la verità ci farà tutti liberi... E i Figli di Lhan riscatteranno la colpa d’aver dato morte al loro mondo, insieme ai Figli della Terra, se questi saranno riusciti a preservare il loro pianeta...
Ma perché nel disegno del tempo e dello spazio, quegli uomini che erano penetrati nel loro regno erano, nello stesso tempo, le persone giuste indicate dalle profezie, mentre il tempo non era ancora maturo?
Al di fuori del tempo e dello spazio, le menti di coloro che avevano trascorso ère infinite di torpore e le menti di coloro che avevano lasciato il mondo per cercarli, si parlarono a lungo:
Perché il mondo non era pronto?
Perché la stella li aveva guidati fin lì?
La risposta era semplice: il mondo, quel mondo, era riuscito a sopravvivere a scoperte spaventose, ad armi devastanti, a conflitti paurosi. Aveva avuto le chiavi della propria distruzione, eppure aveva saputo fermarsi sull’orlo dell’abisso.
Ma c’era ancora molto da fare. Non erano pronti. E tuttavia essi ora sapevano che esisteva una nuova speranza che il sonno di millenni un giorno avesse fine...
Questi, dunque, furono gli avvenimenti che ci portarono alla scoperta dei Figli di Lhan: sarebbe ora mio compito terminare queste mie pagine di appunti con le necessarie spiegazioni. Scrivo frettolosamente, e vedo che son riuscito solo ad accumulare una serie di impressioni, di momenti. E tutto quanto mi era così chiaro nella marea di luce che essi chiamavano il Regno delle Tenebre, oggi, nel mondo esterno, mi sembra troppo difficile da spiegare. I Figli di Lhan – il pianeta esploso che ogni antica civiltà ricorda, il mondo che diede origine alle leggende del Diluvio – furono artefici della propria distruzione ma tramandarono la fiaccola dell’intelligenza e della civiltà qui, sulla Terra. Furono loro i Padri di innumerevoli civiltà: ognuno d’essi fu tramandato come divinità o come eroe, furono i grandi Rama e Cuchulain, furono il Serpente Piumato Quetzalcoatl e Manco Capac, Odino e Prometeo, l’eroe bianco sceso dal cielo per portare agli uomini i doni trafugati agli dei.
Ma ogni volta il loro dono si era rivelato fatale. I loro figli, gli uomini, ne avevano sempre fatto un uso tremendo. Non più i pianeti, ma città e continenti erano inabissati.
Questo lo ricordo molto più chiaramente. C’è un disegno che tiene unito l’universo intero, s’intreccia attraverso il tempo e le dimensioni, e in questo disegno l’uomo occupa una parte importante. È l’erede designato, ma troppe volte ha dissipato la propria eredità, ha distrutto la propria casa. Noi ancora non l’abbiamo fatto. Noi abbiamo superato, per la prima volta, la prima prova. La strada è ancora lunga. Prima di addentrarmi nelle risposte e fornire le tracce sulle quali, mi auguro, si costruirà un futuro migliore, desidero aggiungere che anche noi aspetteremo l’Avvento della nuova èra: non so come ciò potrà accadere, ma…
Nota conclusiva
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Termina così, bruscamente, lo straordinario documento attribuito al famoso archeologo Alfred Bennet, scomparso unitamente al celebre professor Jonathan Blend e al gruppo di valenti scienziati che li accompagnavano, nel corso di quella che pare fosse solo una visita di routine all’Isola di Pasqua. Un luogo di certo non più misterioso o sinistro delle migliaia d’altre isole o isolette turistiche del mondo.
Sono state effettuate molte ricerche, tutte risultate inutili. La spedizione Blend sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Il testo, che non abbiamo alcuna ragione di ritenere autentico, ma che rimane l’unica traccia concreta in nostro possesso, evidentemente non finiva qui: anzi, ciò che abbiamo riportato, sia pure con vuoti e lacune, apparentemente era solo la parte introduttiva d’un lavoro ben più lungo e complesso. Molti fogli sono stati rovinati dall’acqua marina, e i caratteri con cui è stampato ciò che ci rimane sono divenuti estremamente volatili. Dobbiamo quindi fidarci di quanto copiato all’atto del ritrovamento, nella grotta prossima alla punta Est dell’isola.
Per alcuni si tratta d’una perdita inestimabile per la scienza: sembra probabile che molte delle risposte ai grandi quesiti etici, filosofici e morali che ci affliggono da sempre, fossero contenute nel testo.
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