Apice dell'esplorazione dello spazio, le missioni Apollo hanno ispirato innumerevoli opere, sia di saggistica che di narrativa, a testimonianza di quanto siano state vissute con passione dall'intera umanità.
Del resto un progetto che possiamo solo definire ciclopico, che ha vissuto tragedie e momenti di pericolo ed emozione, che ha tenuto incollati agli schermi miliardi di persone non poteva non diventare una fonte ispiratrice per gli scrittori, specialmente quelli di fantascienza.
Ora è Kristine Kathryn Rusch che si cimenta nel tema, con Il recupero dell'Apollo 8, un romanzo breve che appartiene al filone delle storie alternative, dato che la missione dell'Apollo 8 si è conclusa felicemente e senza grossi problemi.
Nel mondo parallelo dove si svolge la vicenda le cose hanno preso una piega completamente differente, la navicella spaziale ha infatti perso la traettoria di rientro ed è andata alla deriva nello spazio.
Questo evento segna la vita di Richard Jacob Johansenn, che nel 1968 aveva solo otto anni, e lo spinge a impegnarsi nel campo delle ricerche spaziali, cosa che lo rende miliardario ma che ha in realtà un solo scopo: recuperare la navicella perduta.
L'occasione si presenta quasi quaranta anni dopo, infatti l'Apollo 8 è finito in un'orbita ellittica che lo porta nei pressi della Terra ogni 18 anni, e al secondo passaggio Johansenn è pronto: ha approntato una nave spaziale, alla quale ha dato l'evocativo nome di Carphatia, e si dirige verso il Titanic spaziale che intende salvare.
Anche se si rende conto che si tratta di una missione difficile Johansenn è fiducioso, si è preparato al meglio e ha il migliore equipaggio possibile, ma il destino gli riserva una sorpresa.
Qundo nella prefazione dicono qualcosa che avresti voluto dire nella recensione è difficile non abbattersi, tuttavia bisogna comunque superare i brutti momenti, non mi resta che confermare quello che dice Salvatore Proietti: il romanzo della Rusch richiama alla mente L'uomo che vendette la Luna, di Robert H. Heinlein.
Assieme al poetico seguito Requiem l'opera di RAH racconta di come l'uomo riesca ad arrivare sulla Luna grazie alla caparbia passione di Delos David Harriman, anche lui miliardario, che sin da bambino ha l'ossessione di arrivare a calcare il suolo del nostro satellite e anche lui, come il protagonista di Il recupero dell'Apollo 8, sempre frustrato da una serie di eventi avversi.
In effetti questo romanzo appartiene al filone delle storie alternative solo per l'esigenza dell'autrice di far fallire una missione perfettamente riuscita, in realtà si tratta di una storia che parla dell'amore dell'uomo per lo spazio, e della spinta che la razza umana sente verso l'universo.
In un momento in cui le nostre preoccupazioni sembrano rivolte verso la Terra e la conquista del sistema solare sembra essere tramontata, Kristine Rusch sembra dirci che le ritirate sono solo momentanee, e che la perseveranza ci farà trionfare, al di là di ogni probabilità contraria.
Il finale del romanzo, difficilmente credibile se valutato con spirito critico, deve essere letto in questa ottica, dopotutto le cose incredibili accadono, se le cerchi abbastanza.
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